Simone Paciarelli Consulente SEA/SEO

Diventare Consulente SEO/SEA: Intervista a Simone Piaciarelli

Cos’è e come si diventa Consulente SEO/SEA? E cosa vuol dire progettare un piano di 5 anni per realizzare il proprio sogno, studiando e lavorando anche la sera e la notte. Ne parliamo con Simone Piaciarelli.

Ciao Simone
Un grande viaggio inizia con un primo passo (cit.) 🙂
La prima domanda è: chi sei?

Sono Simone Paciarelli, ho 34 anni e sono delle Marche, più precisamente di Porto Sant’Elpidio, una splendida cittadina sul mare.

Sono laureato in Informatica all’ateneo di Camerino e, dopo aver trascorso 5 anni come programmatore e 5 anni in Delivery in un’importante software house della mia zona, ho deciso di fare il salto… ma vi svelerò di più nel corso dell’intervista.

Sappiate che in mezzo a questi ultimi 5 anni ci sono studi e test, serali e notturni, per creare il mio secondo lavoro parallelamente al primo.

Che fai? Di cosa ti occupi per la precisione?

Oggi mi occupo di visibilità e raggiungimento degli obiettivi online.

Il mio motto, diventato anche il mio payoff: più visibilità, più conversioni online.

Nello specifico le mie attività si concentrano nel portare traffico al progetto web del mio cliente, tramite strategie personalizzate su piattaforma Google AdWords (rete display e reti di ricerca) e posizionamento organico su Google (SEO).

Ma come ben saprai il traffico è solo il punto di partenza: infatti, una volta generati movimento e dati, il passo successivo sarà quello di analizzare tali informazioni tramite strumenti di Web Analytics, Google Analytics in primis, e capire come gli utenti si comportano durante la navigazione del sito.

A questo punto, posso studiare strategie utili ad ottimizzare il progetto e favorire le conversioni non distogliendo mai l’attenzione dal ROI.

Amo lavorare su progetti a medio-lungo termine; amo chiamarli progetti perché una campagna SEO o una campagna di advertising sappiamo che inizia… ma forse non finisce mai.

Si può e si deve sempre ottimizzare e fare meglio.

Quando hai capito che era proprio questo il settore in cui ti sarebbe piaciuto lavorare?

La mia passione per il mondo di internet nasce dai primi anni 2000, da lì ho scelto di proseguire con una laurea in informatica ed una tesi incentrata sul web marketing.

Dopo un anno a Londra e varie vacanze tra Europa, Asia e America, sono entrato come dipendente in una nota software house: ottimo stipendio, tempo indeterminato e ditta solidissima.

Perfetto. Cosa volere di più?

Gli anni passavano ed intanto portavo avanti due grandi passioni:

  • la prima, con il mio storico amico Gianluca Diomedi, e-commerce manager per una nota azienda, era quella di trovare un modello di business totalmente applicabile online; da questa passione sono nati studi e corsi su acquisizione lead, tecniche di vendita, scalabilità;
  • la seconda era quella di realizzare siti vetrina su piattaforma WordPress per aziende locali.

Tutto filava liscio fino a quando una grande azienda – aggiungerei folle – non decise di contattarmi per lo sviluppo del proprio e-commerce. Non ci pensai neanche 1 minuto ed accettai l’incarico. Siamo nel 2010. E da qui inizia la mia fortuna.

Riassumo in due parole lo stato dell’e-commerce dopo 3 mesi: zero vendite.

Il folle imprenditore, giustamente, voleva risultati iniziando a chiedere spiegazioni e sollecitando interventi volti all’aumento di visibilità.

Nel giro di qualche mese iniziai lo studio della SEO, non applicabile in quanto il progetto lo avevo sviluppato senza seguire nessuna base dettata dalla disciplina… logico: non sapevo neanche che esistesse l’ottimizzazione per i motori di ricerca.

Quindi decisi di aumentare la visibilità lanciando la mia prima campagna AdWords (ricordo ancora il pomeriggio di Natale passato a creare annunci e ricercare la keyword d’oro).

In un paio di mesi, con una spesa di 3.000 Euro in AdWords, raggiunsi 74.000 Euro di vendite.

Quell’anno – era il 2011 – capii che il Web Marketing sarebbe stato il mio lavoro, il lavoro che mi avrebbe permesso uno stile di vita differente.

Trovo che sia molto interessante che tu ci abbia messo 5 anni per prepararti. Per certi versi anch’io ho avuto un’esperienza simile. Cosa hai fatto allora in questi 5 anni?

Lo studio è proseguito ininterrottamente abbandonando la sfera di sviluppo siti e concentrando le mie forze su visibilità (SEO/Adwords) e Web Analytics.

Capii che lì era la forza del web e lì si giocava la partita.

In questi 5 anni le scelte fatte sono state numerose, ho cercato di seguire in modo razionale il mio cuore.

Ho deciso di mantenere il mio posto fisso ma declassandomi: passando da consulenza a helpdesk.
Sapevo che questo mi avrebbe permesso una vita più tranquilla e di conseguenza più tempo per studiare e seguire i miei clienti.

Senza esagerare dal 2012 ad oggi ho passato intere serate a studiare, testare e fare corsi in giro per l’Italia. Decisi di passare così anche le mie ferie da lavoratore dipendente.

Ho seguito per anni blog dei massimi esperti italiani ed esteri, letto libri, seguito corsi a mie spese.

5 anni di preparazione intensa che continua ancora oggi.

Tra i forum di riferimento in prima linea c’era quello di Giorgio Tave (forum GT) con il quale iniziai a partecipare attivamente nel 2015 diventando moderatore delle sezioni Adwords e Posizionamento Nei Motori di Ricerca.
Questo è stato un mio piccolo grande traguardo: diventare moderatore del forum da cui ho appreso le prime nozioni.

Quindi il fatto che ci hai messo 5 anni a fare questo passaggio per diventare freelance ti ha permesso – correggimi se sbaglio – di creare gradualmente una tua solida rete di contatti e clienti. Come trovi attualmente i tuoi clienti?

Si Jonathan hai centrato in pieno la questione: un passaggio molto lento e studiato il quale mi ha permesso, oltre ad una solida formazione strutturata, anche di costruire una piccola rete di clienti e collaboratori.

Infine, sempre grazie al mio blog (www.simonepaciarelli.it) dedicato al mondo del web marketing, sono stato contattato da una importante agenzia la quale mi ha proposto una stupenda collaborazione in quanto era alla ricerca di una figura come la mia.

Finalmente era arrivato il mio momento.

Il mio primo pensiero? O lo faccio adesso oppure addio sogni, abbandono la carriera del web e rimango dipendente a vita cercando di avere “l’anima in pace”.

Secondo voi cosa ho scelto? 🙂

Non è finita qui, ho creato un mio brand: VUALAB (dal francese “et voilà”) “Più Visibilità, Più Conversioni On Line” che sto sviluppando e con il quale faccio leva all’occorrenza.

Credo infatti che in alcune occasioni presentarsi con un brand piuttosto che come freelance abbia i suoi vantaggi.

Oggi molti dei miei clienti arrivano per passaparola.

Lavorando in modo verticale su visibilità e raggiungimento di obiettivi online vengo contattato anche da molte agenzie che non offrendo direttamente questo servizio lo integrano con il supporto di collaboratori esterni come me.

A breve dovrei iniziare a curare la mia presenza sui social ma per ora non ho tempo e, fortunatamente, questo colpo posso permettermi di tenerlo ancora in canna; sono coinvolto in diversi progetti e non ho ancora la necessità di una strategia specifica sui social per cercare nuovi clienti.

Non storcete il naso, so che i social sono importantissimi oggi.

Anche tu esperienze all’estero, anche tu hai acquisito una buona conoscenza della lingua inglese. Questa dell’inglese sta diventando una costante di quasi tutte le interviste che sto facendo. Quanto è importante la conoscenza dell’inglese secondo te?

Ho sempre viaggiato per passione, molto l’Europa ed un po’ Asia e USA.

L’importanza dell’inglese? Molta.

Ed è fondamentale leggerlo e capirlo: nel nostro settore molti articoli sono scritti in inglese, anche se devo ammettere che molti dei massimi esperti italiani intercettano le notizie inglesi e le riportano in italiano.

Interessante che mi dici che per aziende medio grandi è meglio presentarsi con brand piuttosto che come freelance. Mi ritrovo spesso a consigliare di prendere ad esempio un dominio con nome e cognome, come il tuo www.simonepaciarelli.it. Questo perché è più probabile ricordarsi (e cercare su Google) il nome di un freelance piuttosto che quello della sua azienda. Che ne pensi?

Bella domanda Jonathan.

Non mi occupo di branding quindi le mie sono solo supposizioni o frutto di lunghe discussioni nate online.

Per quanto riguarda l’aspetto del ricordare credo che un buon brand abbia proprio questo compito: facilitare la memorizzazione.

[Vedi anche il paragrafo Prima di fare brand dell’articolo Cosa Significa Fare Branding per un Professionista? N.d.R.]

Quindi, se scelto bene, un brand dovrebbe facilitare questo processo rispetto a nome e cognome che potrebbe essere dimenticato più facilmente.

L’aspetto su cui, però, mi sono concentrato non è stato molto legato alle memorizzazione dell’informazione bensì, all’impatto che avrebbe avuto un corporate brand.

Credo che, mentre molte aziende si vogliono affidare a freelance per riuscire a risparmiare qualcosina, molte altre preferiscono affidarsi a studi o agenzie che potrebbero sembrare più strutturate e più affidabili.

Questo è un bellissimo argomento e sarebbe interessante approfondirlo con i più esperti di branding.

Tu Jonathan cosa ne pensi?

Mi viene da pensare che sicuramente le cose cambiano da settore a settore, da nicchia a nicchia… e nel corso del tempo. 🙂
A proposito di questo, che mi dici del nostro settore? Come vedi il futuro del mercato? Ci sono prospettive?

Il futuro del nostro settore? Oggi è un gran bel settore ed in futuro andrà ancora meglio.

La mia unica paura sono le continue automatizzazioni che Google sta mettendo in campo (vedi Google Adwords) permettendo a chiunque di creare con un click una campagna Adwords. A tutti gli inesperti che decidono di provare consiglio di farlo ma, se non si ricevono risultati, consiglio di affidarsi ad un esperto.

Tra creare una campagna Adwords e creare la campagna ottimizzata
ci passano anni di studi ed anni di esperienza.

Tra creare una campagna Adwords e creare la campagna ottimizzata ci passano anni di studi ed anni di esperienza.

Torniamo al momento della decisione. Da una parte il fatto che tu abbia costruito la tua base in 5 anni lo trovo molto saggio. Ma non c’è forse il rischio di ritrovarsi sempre a rimandare il momento del “lancio” per troppa cautela? Anche se avevi ricevuto quella proposta da un’agenzia che ti garantiva un minimo di entrate… magari qualcuno al posto tuo avrebbe scelto di rinunciare… Qual è la differenza tra te e quel qualcuno? 🙂 

Il rischio di rinunciare c’è se non credi fino in fondo in quello che stai facendo e non credi nel tuo progetto.

Io sono stato sempre convinto che il web fatto per bene sia fonte di guadagno e di successo. Sono sicuro che le aziende possano, grazie ad internet, ampliare i propri profitti ed i propri contatti; questa convinzione mi ha spinto a non mollare mai.

Il mio coraggio l’ho raccolto 5 anni fa quando ho deciso di vivere lontano dal “posto fisso” iniziando a strutturare un MIO business.

Tra me e gli altri non credo ci sia differenza, forse l’unica sta nel credere fino in fondo in quello che si sta creando.

Credere che quello che si sta facendo abbia davvero un valore aggiunto che potrebbe portare benefici agli altri e, conseguentemente, un valore aggiunto al servizio che stai offrendo.

Valore aggiunto non solo economico ma anche “spirituale”.

Trovo molto interessante la parola “spirituale” applicata al nostro lavoro. Mi ricorda concetti come “missione”, “lavorare in maniera etica”, nutrire il desiderio di portare un nostro contributo al mondo, contributo che si realizza attraverso l’espressione del nostro talento, della nostra unicità. Siamo sulla stessa linea? 🙂

Più o meno…

Parlare di contributo al mondo mi sembra effettivamente un po’ eccessivo…

Ma parlare di “lavorare in maniera etica” portando un contributo al business di un’azienda aprendogli le porte ad un mondo sconosciuto: il web… è la linea perfetta! 🙂

Il tuo più grande errore?

Sinceramente non ho niente da rimproverarmi, ho seguito step by step un piano in modo a dir poco razionale.

Mi sono prefissato degli obiettivi a scadenza annuale e quasi puntualmente li ho sempre raggiunti.

Non ci crederete ma già 2/3 anni prima sapevo che il 2017 sarebbe stato l’anno X.

Con un po’ di fortuna e molto impegno sono riuscito a raggiungere anche un altro obiettivo: diventare freelance e creare il mio brand VUALAB.

Il tuo più grande successo?

Sicuramente il primo grande progetto grazie al quale ho avuto la conferma che con il web si può.

Un’azienda della mia città ha deciso di affidarmi il proprio business, nato da pochissimo, con l’obiettivo di trovare lead che poi loro avrebbero trasformato in clienti.

Beh, senza annoiarvi troppo, il primo anno ho fatto un lavoro certosino di posizionamento su Google accompagnato da una campagna Adwords.

Risultati?

  1. 50 clienti 2014 (primo anno),
  2. 170 clienti 2015,
  3. 280 clienti 2016.

Il loro business, anche grazie a me, va avanti a gonfie vele solamente online.

Che percorso consiglieresti ad un aspirante Consulente SEO/SEA?

So che è scontato ma purtroppo la formula perfetta non esiste.

Studiate, studiate, studiate.

Seguite i vostri primi, folli, clienti che mettono nelle vostre mani il loro business e seguiteli in tutto. Parlateci, fatevi raccontare, capite cosa fanno. Prendere un cliente è semplice mantenerlo per anni è un’altra cosa.

Con il passare degli anni mi sono comunque accorto che esistono due correnti di pensiero:

  • c’è chi preferisce seguire 200 clienti contemporaneamente
  • e chi, come me, preferisce lanciare pochissimi progetti simultaneamente e prendere nuovi incarichi solamente quando gli altri stanno già ottenendo risultati concreti.

Non so quale sia la strada migliore ma, sicuramente, con i miei clienti amo instaurare un rapporto di amicizia e fiducia; questo riuscirete a farlo solamente se non siete sovraccarichi di lavori.

Bene Simone…
Grazie per questa bella chiacchierata!

Un ultimo messaggio all’umanità? 🙂

Non credo di avere la forza di inviare un messaggio all’umanità intera ma, sicuramente, agli aspiranti freelance, ai sognatori, a chi vorrebbe trasformare la propria passione in lavoro, a chi ha paura di lasciare la strada sicura per qualcosa di incerto (lavorativamente parlando) consiglio di seguire il sogno, non avere fretta, una trasformazione del genere ha bisogno di anni e NON di mesi, forse è proprio questo il bello.

Insisti, non mollare, se hai già un lavoro fisso creati qualcosa di parallelo, lavorando nei pochi momenti liberi e studiando la sera e la notte.

Se ci credi veramente buttati ma sii razionale, non lasciare nulla al caso e non credere a chi ti dice che potrai lavorare da casa, da un’isola, dalla spiaggia senza che tu abbia le competenze necessarie. La conoscenza della materia è alla base di tutto. Quando avrai acquisito tutte le competenze allora sarà ancora più bello perché potrai scegliere davvero dove e quando lavorare

E per tutti i nomadi digitali sottolineo “DOVE”.

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