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Diventare Graphic Designer: Intervista a Toni Bullo

Come diventare un grafico, un graphic designer, un professionista della comunicazione visiva… ne parliamo con Toni Bullo.

Ciao Toni
Grazie per questa intervista…
La prima domanda è uguale per tutti: Chi sei?

Mi chiamo Toni Bullo e sono nato nel 1958. Tutto quello che so l’ho imparato da solo, visto che a scuola mi sono fermato alla terza media (una volta alla mia età dopo le medie si andava a lavorare). Ho una passione sfrenata per le arti visive e sono, per forza di cose, curiosissimo.

Oltre al mio lavoro so cucinare, suonare la chitarra, scolpire, intagliare il legno, disegnare, dipingere, costruire mobili, fondere a freddo e molte altre cose. La mia grande passione è quella di visitare musei e mostre d’arte; insomma: l’arte in generale.

Amo viaggiare e sopratutto visitare mari. Ne ho visitati molti ma purtroppo non tutti.

Da 20 anni aiuto famiglie povere del terzo mondo, portando personalmente gli aiuti sul posto. Ho iniziato con l’India ma adesso ho aperto i miei orizzonti umanitari al popolo siriano e alle persone costrette a fuggire dalle guerre. Da qualche anno ho una mia onlus, la Toni Uncle & Friends.

Cosa fai? Di cosa ti occupi?

Professionalmente parlando nasco come illustratore e grafico creativo per l’editoria e la musica (su jurassicfolio, nel mio sito, potrete vedere delle mie creazioni per copertine di dischi e altro).

Proseguo la mia carriera come creativo su svariati fronti: structural design, visual design, marketing, sviluppo nuovi prodotti, editoria, packaging, character design, advertising fino a curare percorsi di comunicazione visiva per siti web e supporti multimediali.

Mi considero una persona che ama risolvere questioni legate alla comunicazione con una forte e spiccata propensione al visual.

Le mie peculiarità principali nel lavoro e nella vita sono: l’assenza di paura e un atteggiamento di avventata stabilità. Mi prendo molti rischi nel contatto e nella mia proposta per una ragione semplice: l’ho dovuto fare per forza.

Non avendo avuto nessun supporto economico e accademico dal mio ambiente di base ho dovuto sempre azzardare, rischiare e studiare per raggiungere uno scopo.
Questo mi è rimasto come atteggiamento e adesso è il mio vero marchio.

Questa mia capacità di apprendere e di risolvere, unita ad una sana propensione ad osare, mi hanno permesso di accedere e realizzare lavori in campi nei quali non mi sarei mai sognato di diventare protagonista.

Sono stato premiato come miglior designer, ho esposto in gallerie d’arte, ho insegnato al politecnico (solo 2 volte poi mi hanno cacciato), ho lavorato per l’industria della musica, dell’intrattenimento, dolciaria, editoriale.
Per molti di loro ho addirittura inventato prodotti, mondi, personaggi e strategie.

Sei un freelance… “dentro”?

Non ho mai lavorato come dipendente e fin dall’inizio ho avuto il mio studio.

Da 7 anni lavoro online per svariati clienti stranieri e adesso anche italiani.

Mi considero un ‘nomade digitale’ anche se ormai viaggiare non è più nelle mie priorità.
Considero questo tipo di scelta adatta alla mia persona e una vera alternativa e cura alla crisi che il lavoro sta vivendo in questi anni.

Il miei motti sono:
“conosco solo una strategia: fare le cose”
e “Dare e fare, zero parlare”.

Sostengo, insegno e supporto diverse persone che vorrebbero entrare in questo mondo.
I miei motti sono: “conosco solo una strategia: fare le cose” e “Dare e fare, zero parlare”.

Un consiglio “forte” per chi vuole diventare freelance… 

Questi sono i miei consigli pratici, per chi inizia, per un corretto (almeno per me) approccio alla professione ed al mercato: niente paura, niente pigrizia, offrite solo e sempre il meglio e sopratutto ricordate che il cliente NON È IL NEMICO!

Se vogliamo entrare nel dettaglio, posso consigliare di non fermarsi alle prime cose che si sanno fare, osate sempre un po’ di più di quello che vi dice il buon senso e sopratutto studiate, provate e sperimentate.

Osate sempre un po’ di più di quello che vi dice il buon senso!

Il mondo che verrà (che per me è già qui) non avrà pietà per la mediocrità e poi, peggio ancora, vi toccherà perdere un sacco di tempo per convincervi che è sempre colpa degli altri. Non basta sognare, non basta postare un desiderio, non basta avere un gruppo di amici che ti dicono che sei forte e bravo, la conferma te la darà uno sconosciuto (e spesso manco simpatico) ma che vi apprezzerà per quello che avete FATTO, non detto e quel giorno sarà la svolta!!!

Guardatevi spessissimo allo specchio e giudicatevi con tenera ferocia. Non fatevi sopraffare dalla lamentela o dagli attacchi di paura, perché esistono solo per per fregarvi la vita, per farvi marcire.

E ricordatevi sempre che: se ce l’ho fatta io, ce la possono fare tutti. 😀

Come trovi i tuoi clienti attualmente?

Trovo clienti sostanzialmente in due modi:

  1. passaparola
  2. Upwork e marketplace vari

Il passaparola funziona quando si ha una rete di contatti molto elevata, prima ne bastavano meno.
Io caratterialmente sono molto propenso al contatto e questo mi ha facilitato molto il trovare clienti.

Il miglior passaparola è però quello prodotto dalla qualità del tuo lavoro: realizzare lavori ineccepibili, creativi e azzeccati, può scatenare delle dinamiche di passaparola forse più fruttuose di altre.

Il miglior passaparola è quello prodotto dalla qualità del tuo lavoro.

Quando però avevo chiuso con l’esperienza lavorativa classica il passaparola non mi aiutò per niente perché agli occhi degli altri clienti ero uno che aveva fallito, che aveva chiuso.

Qui sono entrati in gioco i sempre lodati Marketplace per freelance: sono stati la vera svolta per la mia carriera e subito dopo che mi sono risollevato, neanche a dirlo, certi clienti italiani si sono fatti rivedere. La mia esperienza mi ha aiutato ma in questo caso ero alle prime armi dunque ho sofferto (senza drammi) un po’ per capire le dinamiche e cosa significasse tutto questo ma alla fine dopo un po’ di tentativi arrivarono i primi risultati.

Data la tua lunga esperienza a cavallo di diverse epoche (questa in cui viviamo ora e quella in cui internet non c’era) come trovi che siano cambiate le dinamiche del trovare i clienti?

Mi chiedi cosa è cambiato…

Fa davvero paura com’è cambiato, mi colpisce molto come questa parte della mia esperienza, non sia più trasmissibile, perché non ci si può credere. Se pensi che i miei maggiori clienti, ai tempi, mi hanno chiamato loro!!!

Per semplificare: una volta, se sapevi fare delle cose, con 10/20 telefonate portavi a casa un cliente, se facevi una campagna seria con lettere e spedizioni di brochure, avevi sicuramente una decina di colloqui da fare.
Io, ad esempio, al telefono ho contattato e avuto lavoro, da clienti come Ferrero, Sma supermercati.

La fine di questo periodo fu causato dal cambio di gestione interno delle aziende.
Mi spiego: il potere passò dai reparti marketing agli uffici acquisti, lì in quel momento, notammo il cambiamento. Per noi designer fu l’inizio della crisi. Non si sceglieva più il più creativo, il più bravo ma quello che costava meno. Non c’entrava la crisi economica, è stata una cosa creata ad hoc per deviare le attenzioni ai soldi e non alla qualità, tanto per dire, i miei ex clienti sono ancora tutti aperti. Da qui in poi potrei scrivere una sorta di saga, ma mi fermo.

Come si fa adesso nell’epoca di internet? Si usa internet!
Dunque contatti, richieste, spedizioni etc, avvengono utilizzando questo media attraverso i social e altro.
Prima perdevi tempo al telefono o davanti al fax, adesso lo perdi davanti al computer.
Sono cambiate le modalità ma alla fine per lavorare devi sempre saper fare qualcosa.

Devo dire che trovo molto più interessante internet perché:

  • mi ha aperto il mondo (inteso come pianeta terra) come mercato (cosa praticamente impossibile prima)
  • ed è basato sulla meritocrazia (cosa sconosciuta in Italia).
Parlando di Upwork e degli altri marketplace… Tu ne hai tratto gran beneficio ma so che molti ne sono rimasti delusi. Che consigli daresti a queste persone? Ci sono delle istruzioni che si possono dare per ottenere successo su queste piattaforme per freelance?

Permettimi una battuta: rimanere delusi da Upwork necessita una certa abilità!!!

Tornando seri, solamente contando le persone che ogni giorno interagiscono con questo marketplace (ma ce ne sono tanti altri) viene difficile credere che non ci sia un posto per te.

Mi permetto di non aiutarti con miei consigli ma semplicemente di suggerire di leggere le loro istruzioni interne che, unite ad un po’ di pazienza e un po’ di dedizione, funzionano alla grande.

Una ragazza mi ha scritto per dirmi (gli avevo suggerito di usare Upwork) che dopo essersi messa di buzzo buono a seguire e a leggere le loro linee guida aveva ricevuto la conferma di un lavoro… si è accorta così che il problema fino a quel momento era lei che aveva un approccio sbagliato a questi meccanismi.

Il fatto che aiuti altre persone nel loro percorso ti permette di avere uno sguardo particolare secondo me. Quali sono i loro errori, le loro difficoltà, le caratteristiche comuni di queste persone? Cosa hai imparato da queste esperienze?

Lo faccio (quando posso) perché io ho davvero patito tanto ad arrivare ad avere un minimo di tranquillità e volevo risparmiare fatica e delusioni inutili agli altri. Dopo 30 anni non c’ho capito tanto ma posso dire di aver intuito che i problemi sono principalmente due:

  • educazione al lavoro
  • false informazioni

Per “educazione al lavoro” intendo dire che non è così comune trovare un giovane disposto a lavorare duro per ottenere un risultato: l’impressione che ho sempre avuto è che nessuno li avesse educati a sopportare delle tensioni, dei disagi per raggiungere degli obiettivi.

Ho incontrato persone (la maggior parte) che mi hanno sempre visto come uno che era nato così, con la matita in mano, già fatto e finito, non accettando il fatto che per arrivare ad ottenere un effetto con Photoshop ci avevo messo del tempo.

E sopratutto non riconoscevano in me nessun tipo di autorità. Voglio specificare che non erano né stagisti, né lavoranti, né avevo promesso loro un impiego. Erano nel mio studio a titolo gratuito, non a lavorare ma ad imparare.
Queste impressioni poi le ho ritrovate identiche in altri colleghi che come me, avevano questa ‘mania’ di aiutare gli altri.

Per “educazione al lavoro” intendo anche l’educazione all’umiltà, ad ascoltare, a provare e a credere a quello che dicevo. Per la maggior parte da me sono passati solo persone ‘già imparate’ 😀 e che volevano sentirsi fighi (cosa questa che sta già accadendo per una parte dei giovani nomadi digitali).

Poi ci sono stati quelli che volevano imparare e ce l’hanno fatta, ma avevano tutti una differente educazione al lavoro e nel loro ‘ambiente base’ (casa, famiglia, etc) si dava per scontato un periodo di sofferenza o di impegno per ottenere dei risultati. Con loro era facile e li ringrazio ancora oggi per aver dato un senso al mio impegno.

Poi ci sono quelli che ce l’hanno fatta e questi avevano tutti una diversa educazione al lavoro: nel loro ambiente si dava per scontato un periodo di sofferenza, di impegno per ottenere dei risultati.

Le false informazioni credo abbiano fatto più danni delle due guerre mondiali messe insieme…

Accendi il computer ed è fatta, fa tutto il computer, adesso non serve imparare, una settimana e poi trovi lavoro, trovi già tutto fatto, lo fa anche mio cognato, mia mamma mi ha sempre detto che sono bravo, a me avevano detto un’altra cosa, non pensavo ci volesse tutto ‘sto tempo… potrei continuare per ore.

E’ incredibile la quantità di false informazioni che girano attorno a qualsiasi cosa… la maggior parte delle persone che iniziano hanno anche questo scoglio da superare.

Una grande colpa ce l’hanno anche le varie scuole di design, nel senso che fino a quando ho avuto contatti con loro, c’erano dei programmi scolastici di una inutilità sconvolgente. Ricordo che ai tempi (nel giurassico) con altri colleghi, scrivemmo una lettera congiunta per chiedere di non mandarci più ragazzi a fare degli stage se non avendogli prima insegnato almeno i fondamenti del nostro lavoro… nessuna risposta.

La mancata, incompleta o deviata informazione secondo me (visto che ne sono stato vittima) nasce da una predisposizione dell’animo umano di non condividere con un altro il proprio sapere, piccolo o grande che sia.
Veniamo da una mentalità di padrone e ragazzo di bottega che, povero quest’ultimo, ci metteva degli anni ad imparare quello che se fosse stato insegnato bene avrebbe preso al massimo una settimana.
Credo fermamente che sia una questione culturale (la stessa che impedisce al lavoro online di sfondare).

Sei sicuramente una persona che ha passato momenti difficili, anche per via della tua lunga esperienza e del fatto di aver vissuto sulla tua pelle momenti di passaggio epocali. Ad esempio l’assenza di lavoro, paura tipica di un freelance (anche se il lavoro non è più una sicurezza anche per altre tipologie di lavoratori).
Come si affrontano questi momenti? Che cosa si impara? Come si superano?

Si affrontano e si superano come il protagonista di “Sopravvissuto – The Martian” (film che consiglio): il protagonista, dopo essere stato abbandonato su Marte, riesce a salvarsi e a far ritorno sulla terra. Durante una lezione risponde, prima che gliela facciano, alla domanda “come hai fatto a salvarti?”:
«Il consiglio, l’unico che posso dare è quello di: fare calcoli, provare, sperimentare, iniziare a far progetti, darsi da fare in qualcosa, tenere la mente occupata, perché il mondo esterno NON COLLABORA

Io come lui, ho fatto così:

  • mi sono messo a scrivere a tutti,
  • realizzare nuove grafiche,
  • cercare clienti in altri ambiti,
  • studiare i marketplace,
  • preparare moduli di testo per partecipare alle aste di Upwork,
  • inserire immagini su diversi stock,
  • studiare nuove vie e soluzioni…

perché erano spariti tutti e il mondo esterno non collaborava.

Consiglio questo approccio perché solo affrontando i brutti periodi in questo modo si è in grado di trasformarli in periodi di crescita.

Si impara, così facendo, che la vera forza è dentro e non fuori di noi.

Questa lezione difficilmente si dimentica e rende difficile le ricadute.

Il tuo più grande errore (con un cliente)?

Averlo sottovalutato o sopravvalutato, la valutazione del cliente quando ci sono in gioco grandi commesse è difficilissima ma (purtroppo) fondamentale.

Il tuo più grande successo?

Essere stato per un anno il miglior structural designer italiano (premiato da MEDIASTARS).

La scelta più azzeccata che hai fatto nella tua vita (professionale)?

Puntare tutto sulla creatività e non sulle macchine.
Anche qui, se vuoi, possiamo aprire un fronte enorme… mai, dico mai, preso in considerazione.

Che percorso consiglieresti ad un aspirante graphic designer? Cosa consiglieresti a chi ti chiede un libro, un corso… un primo passo per imparare a fare quello che fai tu?

Io purtroppo, non ho potuto studiare. Mi sarebbe piaciuto (e mi avrebbe enormemente aiutato) avere una cultura accademica, aver potuto fare ‘pratica’ da qualche parte. Iniziare la carriera con un percorso scolastico accademico non può altro che fare bene.

Allenare la curiosità vedere le cose in maniera originale.

Corsi non ne posso consigliare.

Le cose che hanno aiutato me sono tantissime e differenti tra loro.
Per fare un esempio ti elenco dei libri che mi hanno ispirato:

  • Il mio desiderio feroce di Keith Jarrett – per la descrizione della sua passione (musicista)
  • L’albero d’oro della vita di Irenaus Eibl—Eibesfeldt – per capire l’uomo e la sua struttura mentale (etologo)
  • Le vie dei canti – di Bruce Chatwin – per capire come si possono vedere le cose in un’altro modo; descrive la creatività nella sua forma più epica e originale dei popoli aborigeni (viaggiatore)
  • Che ci faccio qui? – di Bruce Chatwin – Il nomadismo e le sue implicazioni mentali e sociali (viaggiatore)
  • Papalagi di Tuiavii di Tiavea – racconta il suo viaggio in europa (capo delle isole Samoa)

Un’altra fonte inesauribile di ispirazione è stata l’arte in tutte le sue forme, ovviamente quella figurativa è la mia preferita. Ho visitato quasi tutti i maggiori musei del mondo, visto migliaia di mostre, ho studiato i miei autori preferiti. Lo continuo a fare con gioia perché, ogni volta, la mia creatività ne esce più ricca.

Che importanza dai al concetto di trovare una nicchia?

E’ molto importante se non si è in grado di garantire più servizi con un alto livello di attenzione e professionalità.

Come vedi il futuro del tuo settore? Ci sono prospettive?

Come dico sempre, la creatività salverà il mondo e finché il cervello umano preferirà un’immagine ad un‘altra forma di comunicazione… io sto tranquillo! 😀

Grazie Toni per questa bella chiaccherata, direi che siamo arrivati alla conclusione…
Qual è il tuo messaggio all’umanità? 🙂

La frase per l’umanità è sempre la stessa e la conosci anche tu:

«Amate, amate più che potete perché alla fine resteranno solo i baci.»

Toni Bullo
www.tonibullo.it

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