marta pellizzi

Diventare Social Media Manager da ipovedente. Intervista a Marta Pellizzi

Questa è una storia di coraggio e di conquiste eccezionali. Una di quelle che ti fanno capire che, con una giusta dose di buona volontà, veramente tutto è possibile! Anche lavorare nel web con una grave disabilità come quella di non poter vedere come vediamo tutti noi.

Ciao Marta
E’ un privilegio per me avere l’opportunità di farti una delle mie interviste.
La prima domanda è sempre la stessa per tutti: chi sei?

Mi chiamo Marta Pellizzi, 27 anni, nata a Crotone e trapiantata in Emilia Romagna da oltre dieci anni dopo aver vissuto in Toscana per altri dieci.

Sono una laureanda in Scienze e Tecnologie della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Ferrara.

Sono una libera professionista dal 2015 e mi occupo di Social Media Marketing.

Sei una Social Media Manager?

Da quando ho deciso che avrei cambiato la mia vita in meglio mi sono dedicata alla libera professione.

Erano e sono tempi duri per chi cerca lavoro, soprattutto per una persona con disabilità come me.
Per questo ho avviato questo nuovo progetto di vita: per stare meglio e fare qualcosa che potesse sinceramente soddisfarmi e ripagarmi.

La mia professione mi consente di aiutare gli altri a realizzare a loro volta piccoli e grandi sogni.
Consiglio, in pratica, cosa è meglio fare sui social network, ottimizzando le risorse a disposizione e raggiungendo gli obiettivi fissati attraverso vere e proprie strategie.

Il mio compito è spesso quello di guidare il cliente verso la consapevolezza: tutto è possibile se lo desideriamo.

Tutto è possibile se lo desideriamo. […] Io stessa sono un esempio di forza per i molti che a volte vedono le tante difficoltà nel mondo odierno. Come dar loro torto? Le paure sono sempre mille e il mio supporto spesso consente di ridare fiducia […]

Per fare ciò metto molto della mia storia: la uso, la condivido, la divulgo.

Io stessa sono un esempio di forza per i molti che a volte vedono le tante difficoltà nel mondo odierno. Come dar loro torto? Le paure sono sempre mille e il mio supporto spesso consente di ridare fiducia in questi strumenti davvero potenti.

La tua è una storia di coraggio incredibile. Penso che tu debba essere di ispirazione a tutti in quei momenti in cui preferiamo lamentarci piuttosto che rimboccarci le maniche. Voglio chiederti innanzitutto questo: com’è possibile, tecnicamente, lavorare al computer quando non puoi vedere?

Nell’uso del computer, come del resto nell’uso degli altri dispositivi, sono limitata seppur con degli accorgimenti. Io non sono non vedente, questo mi consente di sfruttare un minimo il residuo visivo. Sfruttare il residuo visivo è cosa comune agli ipovedenti e significa utilizzare – appunto – quel poco di vista che è rimasta per svolgere determinate attività.

Certo, utilizzarla al meglio non significa che io riesca a fare ciò che ad esempio fai tu. Ho i miei tempi, ho le mie piccole strategie. Utilizzo degli ingrandimenti ed il dispositivo è molto vicino al viso: questo mi consente di riuscire ad utilizzare un computer. Purtroppo, non in modo così semplice: come nella realtà, anche qui, devo mappare mentalmente i luoghi visitati. Trovo molto difficoltoso usare siti o luoghi non mappati e non conosciuti.

In parole povere è tutto questione di memoria: ho la mappa del layout di Facebook ad esempio.

Dunque, le energie impiegate sono immense: spesso sono stanca e gli occhi risentono parecchio dello sforzo. Ci sono molte cose che, al di là della mappatura mentale, proprio non riesco a fare come il vedere un video, guardare una foto (si pensi agli Insights di Facebook che mi provocano un lavoro immenso).

Sostanzialmente le attività più banali svolte da un collega in cinque minuti sono svolte da me in molte ore.

Fortunatamente mi sto dedicando alla formazione e, dunque, non faccio più direttamente lavoro di gestione.

Questa scelta proprio perché devo tutelare la mia salute, in quanto, impegnare forza e energie crea molti problemi.

Quindi ti sei specializzata in alcuni compiti piuttosto che in altri, ad esempio ti occupi di formazione.
Svolgi anche altri compiti o servizi?
Come funziona un rapporto tipico con un tuo cliente?

Oltre alla formazione mi occupo anche di consulenza. La consulenza è solitamente orientativa o strategica e varia in base al cliente poiché si tratta di servizi estremamente personalizzati: durante la consulenza fornisco già informazioni adeguate al cliente, non standardizzate.

La formazione è invece one-to-one: privilegio questo stretto rapporto per fornire la massima personalizzazione a chi la richiede. Solitamente fornisco programmi esclusivi, personalizzati ed in tale modo sono sicura di dare al cliente le informazioni necessarie per far raggiungere l’obiettivo fissato insieme.

Ho lanciato un ulteriore servizio chiamato social tutoring: si tratta di un mix dei precedenti servizi con la particolarità che questo consente di avere un “consulente a chiamata“. Una sorta di tutor che affianca l’azienda.
Vorrei offrire questo servizio alle aziende o agli imprenditori che…

  • o hanno già al loro interno risorse che si occupano dei social media
  • o sono già stati formati e resi autonomi in tal senso per poterli supportare nelle loro scelte più delicate.

Capita a tutti, nonostante si abbiano le competenze, le conoscenze, di avere dubbi ed è per questo che ho pensato ad un servizio flessibile di questo tipo.

Il mio rapporto con i clienti è spesso a distanza poiché interagisco con varie realtà provenienti da tutta Italia.
Se possibile, ricevo il cliente nel mio ufficio, in centro a Imola. La cosa difficile è, avendo rapporti lavorativi a distanza, organizzarsi e conciliare tutte le esigenze. Questo però, grazie alla volontà del cliente e all’entusiasmo, viene facilmente superato.

Hai un social network o dei social network preferiti?

Un social network preferito? Certo. Come potrei non averlo?

Mi piace molto Twitter.

Lo trovo utile, allegro, vivace, usabile e maggiormente “accessibile” alle persone con disabilità visiva come la mia.

Trovi che ci siano dei social network che vengono trascurati e che invece avrebbero delle potenzialità?

Trovo che il cliente o chi mi chiede un consiglio sia spesso timoroso e, a volte, troppo convinto di “cose inesistenti”.

Rispetto ai social molti credono ancora che ve ne siano alcuni maggiormente adatti per specifiche professioni o attività. La verità è che non esistono social adatti per specifiche professioni o settori.

Ho una visione molto dinamica perché i social sono dinamici e deve essere compito del professionista o dell’azienda trovare (insieme a me) il social più idoneo in relazione ad una serie di variabili.

Ad esempio, essendo io professionista, utilizzo Twitter per il business. Questo significa che sono riuscita a fare del business anche con un social che in molti credono utile ad altri scopi.

Il mio obiettivo è spesso quello di creare visioni, di far scegliere il cliente sulla base delle proprie esigenze e preferenze, senza ostacolarlo con le “credenze del web”.

Alla fine è meglio usare bene qualcosa che ci piace piuttosto che far male su qualcosa che proprio non ci piace. ​

Attraverso quali canali trovi o vieni trovata dai tuoi clienti?

Dai social network e attraverso una fitta rete di relazioni creata su di essi.
Da poco ho però iniziato a lavorare sul mio blog che già mi sta portando grandi soddisfazioni.

Come funziona la tua tecnica per trovare clienti sui social network?

La mia tecnica è, ovviamente, segreta. 🙂 Posso solo dire che mi impegno molto e che non è sempre facile.

Sui social nulla è diretto, sui social e – soprattutto su Twitter – bisogna partecipare, essere attivi.

Bisogna parlare, parlare e parlare senza sembrare troppo protagonisti.

Forse sembrerebbe banale dirlo, ma questo è ciò che in tanti dimenticano di fare.

Come sono i tuoi clienti? Hai una particolare tipologia di clienti con cui lavori meglio? Ti è capitato di specializzarti in una particolare nicchia di mercato?

Mi rivolgo a tutti: siano essi imprenditori o aziende. Ovviamente, con il tempo, si capisce che ci sono categorie che magari hanno esigenze differenti.

I freelance e le PMI sono quelli che maggiormente hanno bisogno dei miei servizi.

Mi è capitato altresì di operare in settori specifici piuttosto che in altri. Ad esempio, il settore finanziario e quello del turismo accessibile e della disabilità.

Tra l’altro, proprio in relazione al turismo accessibile, seguo un progetto che sta avendo l’attenzione di tutti i media mondiali e che si chiama Gondolas4all: si tratta del progetto di una Onlus di Venezia che ha reso accessibili le gondole a tutte le persone con disabilità grazie ad una piattaforma con sollevatore progettata da un’azienda italiana.

Un passo in avanti per il nostro turismo che vede l’abbattimento delle barriere possibile anche in una città come Venezia.

Torniamo alla decisione di diventare freelance… Ti sei scontrata con delle difficoltà da un punto di vista psicologico? C’è qualcuno che ha provato a dissuaderti?

Nessuno ha mai tentato di dissuadermi, però – lo so – se dovesse andar male qualcuno che mi dirà “te l’avevo detto” uscirà fuori.

Per ora la mia intenzione è quella di crescere in modo esponenziale: per questo motivo ho rivoluzionato un po’ di cose. Ho investito sul mio nuovo sito, facendolo rifare ad un professionista e mi sto formando per rendere il mio blog maggiormente efficace con alcuni articoli che mi stanno già dando parecchie soddisfazioni in termini di visibilità.

Le difficoltà da freelance sono innumerevoli, soprattutto per me che ho una disabilità.

Gestire il lavoro è complesso: devo fare i conti con mille difficoltà. A livello psicologico il peso di far quadrare i conti spesso ti porta a momenti bui. Queste sono fasi che tutti gli imprenditori hanno attraversato, credo, anche tu.

Avere uno studio comporta sostenere una serie di spese non indifferenti: questo è però il prezzo che ho scelto di pagare con la consapevolezza e il desiderio di avere la mia indipendenza. Avere un mio ufficio, avere un luogo di riferimento, è per me fondamentale e aiuta a svolgere meglio il mio lavoro.

Sei freelance dal 2015. Qual è stato finora il momento più difficile?

I momenti difficili ci sono sempre. L’inizio, nel 2015, è stato quasi tragico. Ero molto indecisa se avviare la mia attività e sono rimasta parecchio delusa dai primi mesi: tante spese, troppe. Poi, col passare del tempo, ci ho fatto l’abitudine.

Un altro momento difficile l’ho attraversato quando ho preso coscienza del fatto che per le persone con disabilità non esistevano particolari agevolazioni. Lì ho capito quanto l’Italia sia arretrata e non pronta ad affrontare problematiche di questo tipo.

Al di là di un regime fiscale agevolato, non ho nessun tipo di agevolazione, il che è preoccupante.

In Italia non esistono particolari agevolazioni per le persone con disabilità che vogliono diventare freelance. Se fossi un dipendente di un’azienda invece, questa godrebbe delle agevolazioni previste per l’assunzione di persone nelle categorie protette.

Diversamente, se fossi un dipendente di un’azienda, questa godrebbe delle agevolazioni previste per l’assunzione di persone nelle categorie protette.

Invece, chi decide di aprire una partita Iva non ha nessun tipo di vantaggio, come se la disabilità scomparisse.

I freelance, da ciò che ho potuto capire, non sono molto tutelati e, figuriamoci, chi ha una disabilità.

Assurdo.

Il tuo più grande errore?

Di errori ne ho fatti molti.

Ad esempio ho avviato l’attività lavorativa prima di concludere gli studi.

E di questo ne sto risentendo molto. Sono quasi alla fine, ma ho attraversato periodi intensi: tra studio e lavoro dovevo gestire mille cose.

Se dovessi tornare indietro, probabilmente, finirei prima gli studi.

Il tuo più grande successo?

Un grande successo? Aver portato dei vantaggi a tutti coloro che mi hanno conosciuta, non solo come consulente.

Ogni giorno ricevo decine di messaggi, specie su Twitter: vari i complimenti alla mia caparbietà.

Ecco: aver portato la mia storia in giro per il web è una grande soddisfazione, vengo ripagata con il supporto di tutti.

Un mio piccolo traguardo è infatti stato raggiunto quando nel mese di dicembre i miei contenuti su Twitter sono stati visualizzati oltre 115.000 volte. Un numero molto importante che ha un grande significato per me: le persone vogliono originalità sui social (ne ho parlato anche nel mio ultimo articolo intitolato “Come funziona Twitter: guida per twittare bene“).

La scelta più azzeccata che hai fatto nella tua vita (professionale)?

Nella mia vita non ho ancora fatto scelte azzeccate o, se le ho fatte, non me ne sono accorta.

Sicuramente aver intrapreso questo percorso lavorativo ha dato alla mia vita un senso diverso.

Che percorso consiglieresti ad un aspirante Social Media Manager?

Ad un aspirante Social Media Manager direi di formarsi, ma di impiegare tempo e risorse non solo alla formazione. C’è una cosa che nessun master o corso ti potrà dare: l’esperienza sul campo. Fare tantissima pratica è ciò che ti rende davvero migliore e ti consente di fare grossi passi indietro.

Per me è stato proprio così: ho fatto e faccio molta pratica. Passo intere giornate a scoprire, provare, testare, sperimentare. Amo farlo e sono sicura che questo enorme impegno è ciò che rende il mio lavoro di qualità.

Che consiglio daresti a chi vuole diventare freelance e si trova ad affrontare sfide e difficoltà varie da superare?

Agli aspiranti freelance suggerisco di impegnarsi e, a chi lo è già, di non mollare.

Le difficoltà ed i problemi sono in pratica dietro l’angolo: sta a noi superarle. In un momento così particolare, fatto di sconvolgimenti per la crisi, avere un lavoro – seppur da libera professionista – è già straordinario, a tutti i livelli.

Inoltre, è capitato a me, si incontreranno sempre coloro che dispenseranno consigli non richiesti che invece di aiutarci danneggiano il nostro umore.

Non ascoltate chi pensa di essere “più bravo” di voi, tanto – alla fine – la vita è vostra e voi saprete decidere il meglio.

Come vedi il futuro del tuo settore? Ci sono prospettive?

Il mio settore è così sovrabbondante che a volte si fa fatica a guardare al di là del priro naso.

Se ci fai caso, chiunque ora si improvvisa Social Media Manager.

Quale sarebbe il problema? Il problema è che la maggior parte di questi creano davvero parecchi danni che, i veri professionisti, devono andar poi a sistemare.

Se manca la passione o le competenze, sarebbe meglio non improvvisare perché si rischia di danneggiare irreparabilmente un cliente. Il futuro lo vedo, dunque, difficile.

Che dire Marta…
E’ stato un onore e un piacere averti per una delle mie interviste…
Il tuo messaggio all’umanità? 🙂

All’umanità posso lasciare questo messaggio, un recente commento ad un mio articolo che mi è molto piaciuto e che diceva: ​

“Hai due braccia e due gambe? Ci vedi bene? Senti bene? Allora puoi fare tutto tranne lamentarti.”

Poche battute che esprimono tanto.

Se vuoi scoprire come la penso e quali sono le mie idee, i miei consigli e i miei suggerimenti su come avere successo sui social li ho raccolti negli articoli pubblicati sul mio blog.

Se invece hai qualche domanda da farmi puoi anche lasciare un commento qui sotto

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