lezioni di vita freelance

12 Lezioni di Vita (da Freelance) dalle mie prime 12 Interviste

Un paio di mesi fa mi venne la non troppo originale idea di intervistare dei freelance.

Delle interviste a persone eccezionali, famose e di incredibile successo?

No.

Delle interviste a professionisti come me e come te.

Perché il concetto da passare – secondo me e secondo la mission di “Diventare Freelance – non doveva essere “guarda quanto è figo questo” o “guarda quanto è figo il mio blog che ospita interviste a persone fighissime”.

No.

Il concetto da passare avrebbe dovuto essere piuttosto “se queste persone ce l’hanno fatta a diventare freelance… ce la puoi fare anche tu! Basta un po’ di buona volontà, coraggio, studio e lavoro… applicati nella giusta misura e in modo corretto.”

E quindi così ho fatto: ho intervistato persone “comuni”, validi professionisti, uomini e donne che hanno desiderato qualcosa di meglio per le loro vite… e che l’hanno ottenuto!

L’hanno ottenuto grazie appunto all’aver utilizzato nella loro “ricetta” alcuni prevedibili ingredienti a cui ho appena accennato: volontà, coraggio, studio, lavorosacrificio

Ingredienti prevedibili.

Ma la bellezza della mia impresa (l’impresa di fare queste belle interviste) è sbocciata non tanto nel rafforzare quelle che in fondo erano le mie aspettative ma soprattutto nello scoprire piuttosto l’inaspettato!

Nello scoprire innanzitutto che non avevo intervistato persone poi così “comuni”… avevo intervistato persone eccezionali!

Nello scoprire poi le piccole grandi lezioni di vita (da freelance) che si nascondono tra le righe di questi articoli, tra le domande e le risposte di queste interviste.

Eccole quindi queste lezioni di vita (da freelance):

C’è un’abbondanza di vie per trovare clienti

Diventare Freelance” si basa sulla realizzazione di una guida che insegni agli aspiranti freelance a gestire un proprio sito web e, grazie ad una serrata e intelligente campagna SEO/Content Marketing, a farlo diventare un canale di acquisizione clienti prolifico e ragionevolmente stabile.

Il sito web è infatti da considerarsi uno strumento fondamentale e determinante per la propria vita professionale e molto probabilmente (grazie alla SEO) il canale principale di acquisizione clienti (subito dopo il passaparola).

Questa è la mia esperienza, queste è l’esperienza di persone a me vicine (i miei “allievi”?).

Quello che mi insegnano i miei intervistati è invece che non solo c’è una varietà di canali di acquisizione clienti – che qualche cliente lo puoi beccare su Facebook, Linkedin, Twitter o inviandogli direttamente una email o quant’altro… lo sapevo anch’io! – ma c’è proprio un’abbondanza di canali di acquisizione clienti!

Alessandro Russo trova clienti – oltre che con il suo sito web – anche su Udemy, Slack e Youtube… usa anche Reddit e non è il solo: Valerio Celletti usa Reddit ma anche Quora.

A proposito di Youtube c’è chi – Vittoria Diamanticondividendo video su youtube e Facebook ha iniziato a trovare clienti prima ancora di avere un sito e prima ancora di capire quello che sarebbe voluta diventare.

Francesco Agostinis addirittura non ha neanche bisogno di un sito web!

E almeno 3 dei miei intervistati usano Upwork e altri marketplace per freelance per trovare clienti.

Ma che dire della cara vecchia email? Irene Di Summa ha trovato alcuni dei suoi clienti tra le persone che seguiva, contattandoli direttamente e instaurando un rapporto di fiducia.

Dora Ruggiero infine ha trovato i primi clienti… alla vecchia maniera: mandando curriculum, presentandosi in sede ed offrendosi come freelance!

Arriva sempre il momento del sacrificio… ma non è poi un gran sacrificio.

Che ci sia un momento in cui bisogna stringere la cinghia e tirarsi su le maniche non solo è un concetto intuitivo per tutti quelli che vogliono realizzare qualcosa di ambizioso come un nuovo progetto di vita: è anche un’esperienza condivisa dai miei intervistati che riassumerei con le parole di Fabio Faccin:

Se non si è disposti a fare sacrifici…
non ci si lamenti della mancanza di opportunità!

Quello del sacrificio è il momento in cui…

Ma come direbbe Alessandro sono sacrifici che non pesano:

Per quanto gratificante fosse la mia vita da dipendente, lavorare per costruire da zero qualcosa, inseguire i miei sogni e vederli lentamente prendere vita è una sensazione indescrivibile. Il senso di appagamento che si prova è qualcosa di stupendo.

Per ricevere (una richiesta di un cliente) bisogna prima dare (un consiglio, un aiuto, una soluzione)

La dinamica – soprattutto sui social – per quanto possa apparire paradossale è sempre quella: bisogna prima dare.

Consigli, aiuto, soluzioni.

In maniera gratuita e generosa.

Il meccanismo è piuttosto semplice:

  1. andiamo su Quora o su quel particolare gruppo Facebook o Linkedin (o su quel dato forum) che fa da tramite tra potenziali clienti con un problema e professionisti con la soluzione;
  2. cerchiamo le domande e le richieste di aiuto a cui possiamo rispondere;
  3. rispondiamo generosamente offrendo il nostro tempo e dando valore al nostro interlocutore…
  4. in questo modo creiamo innanzitutto un rapporto di fiducia che è probabile che diventi, alla prima occasione, rapporto lavorativo vero e proprio.

Rispondendo pubblicamente ad una richiesta di aiuto di questo tipo dimostriamo al nostro interlocutore – ma anche ai nostri colleghi e ad altri potenziali clienti – la nostra competenza su quel dato argomento.

Facciamo vedere chi siamo, ma senza vendere i nostri servizi e senza l’obiettivo di vendere: diamo consigli per ricevere fiducia.

Come ci spiega Francesco in “Aiutare gli altri per creare rapporto“:

Su Facebook le persone iscritte ai gruppi tematici sono piene di domande (spesso il livello non è avanzatissimo) e si affezionano facilmente a chi li aiuta.

In maniera molto simile la maniera corretta per promuoversi sui social – ci svela Marta – consiste nel partecipare ma “senza sembrare troppo protagonisti“.

L’inglese è importante… ma quanto basta.

L’inglese è importante non solo in quanto ci apre al mercato internazionale ma anche perché ci permette di accedere ad opportunità formative molto più ampie, aggiornate, valide.

Ma se da una parte l’inglese è importante, dall’altra non deve essere perfetto e il non avere il necessario vocabolario lì, pronto sull’unghia, non deve essere la scusa per non lanciarsi.

Spesso è sufficiente comunicare via email in inglese per realizzare un lavoro e l’inglese scritto è ovviamente meno problematico dell’inglese orale.

Ma se l’inglese è importante non meno importante è l’espansione delle opportunità che una buona conoscenza dell’inglese permette: ci sono degli indubbi vantaggi ad aprirsi il mercato internazionale.

Come direbbe Valerio (alla domanda “Meglio i clienti esteri o i clienti italiani?“):

Con un cliente estero non ho mai dovuto mandare
più di due solleciti per il pagamento di una fattura.

Mentre per qualcuno l’andare all’estero ha rappresentato una vera e propria svolta:

Il giusto mezzo tra specializzazione e diversificazione

Come scrive Valerio parlando di come ottenere successo su UpWork

I profili generalisti (SEO + Social Media + PPC + Web Design + Cuoco + Esorcista) hanno scarsissime possibilità di successo: sembrano disperati.

E questo è assolutamente vero.

Ma la vita non è quasi mai questione di bianchi e neri ma piuttosto di equilibri e giusti mezzi: trovare una via, la più prolifica, tra 2 estremi opposti.

Se da una parte fare troppe cose ci rende dispersivi (e io ci metto la mano sul fuoco) dall’altra un creativo come Toni, che oltre a fare il grafico sa “cucinare, suonare la chitarra, scolpire, intagliare il legno, disegnare, dipingere, costruire mobili, fondere a freddo e molte altre cose”, non potrà che trovare giovamento da una dieta mediatica diversificata per nutrire la propria mente, la propria cultura e alle proprie competenze.

Niente apre di più la mente che imparare qualcosa di nuovo
o fare qualcosa che non si è mai fatto…

…devo aver letto da qualche parte una volta.

Ma questo teniamocelo per noi. Al mercato diciamo che siamo bravi a fare quel dato servizio o quei dati servizi senza dire che sappiamo fare tutto. Non è vero. E si capisce benissimo. Come direbbe Dora Ruggiero:

«ad offrirsi come un tutto fare si rischia di impazzire, è IMPOSSIBILE tenersi aggiornati su tutti gli aspetti del web. Diffidate dei personaggi che dicono di saper fare tutto!»

Ma c’è anche un altro motivo per non essere troppo sbilanciati da una parte e con l’ago tutto puntato in direzione della specializzazione… ce lo spiega bene Simona Redana:

Io cerco di tenermi aperte più strade. […] Semplicemente trovo troppo rischioso buttarmi completamente su una cosa e ritrovarmi, dopo qualche anno, ad essere la più grande esperta di… un social network che è appena stato chiuso, per fare un esempio non così improbabile.

Mollare il posto fisso è facile. La forma mentis da dipendente meno

Filippo ci insegna che dopo aver mollato il posto fisso c’è ancora una cosa da fare: emanciparsi dalla mentalità da dipendente!

Possiamo essere freelance, ma se l’80% delle nostre entrate deriva da un unico cliente… allora c’è qualcosa di strano.

Non ci sarebbe niente di male in sé, ma il fatto è che è molto probabile che questo tipo di situazioni ci limiti nella nostra crescita professionale ma soprattutto che ci esponga ad un grave rischio: se per caso perdiamo quel cliente che rappresenta l’80% delle nostre entrate che si fa?

Gestire il proprio tempo è un’arte. No: una scienza.

La Tecnica del Pomodoro la conoscevo già e avevo già provato a sperimentarla. Filippo però deve essere un vero maestro in quanto a gestione del tempo. Mi piace molto anche il suo rituale quotidiano per concentrarsi:

Quando esco dal lavoro […] mimo il gesto di prendere il cappello da un attaccapanni ed indossarlo: il lavoro è finito, adesso c’è la famiglia, ci sono le amicizie, lo sport, la lettura.

Così quando rientro in ufficio appoggio il mio ipotetico cappello nell’attaccapanni: si inizia a lavorare, ho 8/9 ore in cui mi devo concentrare.

Come direbbe Alessandrol’esperienza ci insegna che organizzare al meglio il proprio lavoro è fondamentale se si vuole aumentare la produttività” e deve saperne abbastanza il nostro Alessandro visto che è anche uno ScrumMaster* Certificato!
* Non so cosa sia il metodo Scrum ma so che c’entra con il metodo Agile… di cui, in egual misura, confesso – purtroppo – la mia ignoranza. 🙂

Ma gestione del tempo per un freelance è spesso anche gestione degli spazi, soprattutto se si lavora da casa: Simona, mamma e freelance, ha “sempre cercato di separare nettamente casa e lavoro, pur lavorando da casa“. Si da degli orari precisi e si comporta esattamente come se si trovasse in ufficio:

È vero, magari non mi trucco (e anzi, capita spesso che escluda la webcam da una call su Skype perché mentre lavoro ne approfitto per farmi una maschera di fango), ma cerco di garantire la stessa professionalità che offrirei se lavorassi fuori casa.

La Volontà, la Passione, il Sogno

Che siano spinti dalla noia, dalla paura o da altre circostanze… i miei intervistati avevano tutti qualcosa dentro che li portava a desiderare di affrancarsi dalla precedente situazione lavorativa.

Ma non solo noia, paura e disagio sono i motori che portano a mollare il posto fisso e a lanciarsi nelle altalenanti sorti della vita da freelance.

C’è anche la passione!

E con essa il desiderio di lavorare alle cose che ci piacciono, senza sottostare agli ordini di un capo che sceglie i compiti per noi o di un cliente a cui non possiamo dire di no perché non ci compete (non sono clienti nostri ma del nostro capo).

Quando quindi la passione diventa l’oggetto di un progetto di vita allora possiamo parlare di “sogno“.

Sogno che può essere la direzione di un progetto che può durare anche 5 anni prima di vedersi realizzato, come quello di Simone Paciarelli.

Sogno che può essere anche di libertà, come la libertà di decidere con chi lavorare, dove lavorare e quanto lavorare di Dora Ruggiero.

Il Carattere: Destino, DNA e Determinazione.

Ho 3 D per te: la prima è la D di Destino, la seconda è la D di DNA, la terza è la D di Determinazione.

Secondo me te ne basta solo una di queste 3 D per ottenere quello che vuoi veramente (diventare freelance?).

Ma il bello è che queste 3 D si interlacciano spesso.

Irene ad esempio è una vera profuga del posto fissoper il suo carattere non poteva far altro che lasciare l’azienda per cui lavorava ormai da 7 anni e trasferirsi all’estero…

Il posto fisso è quella zona di comfort dentro la quale ognuno si costruisce le proprie certezze che poi, alla fine, non sono altro che la routine quotidiana: all’interno di questa gabbia ci si sente tranquilli, con un orario di lavoro e uno stipendio fisso. Certo, molti pagherebbero oro per averlo. Io dico che, semplicemente, non è per tutti. Sicuramente non è per me.

Il bello è che l’ha scoperto nel corso di un viaggio in solitaria (destino?)… ma il distacco definitivo avviene gradualmente, attraverso un piano che le permette di lavorare part-time per avere più tempo da dedicare al suo progetto di vita.

Determinazione e Destino devono aver giocato un ruolo importante anche nel piano di Simone, che c’ha messo 5 anni per realizzarlo, ma che anche sapeva 5 anni prima che l’anno del suo lancio alla vita da freelance sarebbe arrivato esattamente quell’anno!

E certamente il Destino, il DNA e la Determinazione sono ingredienti fondamentali nella storia di Vittoria che è riuscita a vincere una malattia incurabile ed è diventata quella che non sapeva di voler diventare: una Life Coach di nicchia al servizio di quelli che soffrono della stessa malattia da cui lei è guarita.

La Formazione è Importante. Il lavoro da dipendente rallenta la Formazione.

Che la formazione – e l’autoformazione – nella vita di un freelance siano importanti è un concetto tanto banale quanto acquisito.

Ma che il posto fisso sia un freno alla propria crescita professionale ci hai mai pensato?

Ci viene spiegato con parole che non lasciano scampo da Dora:

Il lavoro da dipendente ha rallentato moltissimo la mia formazione.
Questo primo anno da freelance, invece, mi ha permesso di crescere e rilanciarmi nella giusta direzione.

Ci vuole coraggio

Arriva sempre un momento per tutti in cui bisogna affrontare la paura.

La paura c’è.

Fare finta che non ci sia non aiuta per niente.

Ma se la paura c’è, il coraggio non è che un muscolo che abbiamo la responsabilità di sviluppare.

Ma il coraggio non è solo quello che ci serve per mollare il posto fisso ma anche quello che ci serve per affrontare le sfide da freelance, quelle di tutti i giorni.

Osate sempre un po’ di più di quello che vi dice il buon senso!” consiglia Toni e se lo consiglia uno della classe 58, che non è mai stato dipendente e che è sopravvissuto a due epoche (questa e quella in cui Internet non c’era) tenderei ad ascoltarlo!

Ma l’esempio più significativo di coraggio non può che essere quello di Marta che è riuscita a crearsi il lavoro di Social Media Manager con una grave disabilità che le impedisce di vedere come vediamo tutti noi.

Il Passaparola: lo strumento più potente!

Che il miglior canale di acquisizione clienti sia il passaparola… Questo si sa.

O forse no, visto che il passaparola è l’unico canale di acquisizione clienti che nessuno promuove mai.

Ma il concetto è intuitivo quanto banale e in quasi tutte le mie interviste è presente la parola “passaparola”:

  • «Il miglior passaparola è però quello prodotto dalla qualità del tuo lavoro» dice Toni;
  • «Il potere del passaparola è più potente di qualsiasi tentativo di “vendersi bene”» conferma Simona;
  • «Lavoro tanto grazie al passaparola e grazie alle testimonianze di chi ha ottenuti risultati straordinari con me.» ribadisce Vittoria.

Conclusione: non c’è un’unica via per diventare freelance

In conclusione… si torna al primo punto: se c’è un’abbondanza di vie per trovare clienti allora non c’è neanche un’unica via per diventare freelance.

Il mio piano è quello di indicare un percorso che passa per la realizzazione di un sito web (in WordPress), una campagna SEO + Content Marketing (un blog?) e la promozione di se stessi.

Ma sarebbe stupido – oltre che falso – affermare che questa sia l’unica via.

Forse potrei permettermi l’audacia di presentare realizzazione del sito + promozione del sito come la via migliore, e questo per una serie di ragioni (ad esempio quella che con il tuo sito tu hai il controllo del materiale che pubblichi a differenza di un social o di una piattaforma esterna che potrebbe scomparire o le cui dinamiche ti potrebbero sfuggire di mano).

Ma l’evidenza emersa con queste interviste è questa: NON C’È UN’UNICA VIA PER DIVENTARE FREELANCE.

C’è un forse sempre un desiderio, una volontà di fondo, la consapevolezza che c’è un “abito” che sappiamo calzarci meglio di qualunque altro.

Ma che passi per un sito web, per un video virale, per una piattaforma per freelance o quant’altro…

Ognuno ha la sua maniera di diventare freelance.

E ognuno può trovare la propria.

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