Elena Gioco

Diventare Assistente Virtuale e Virtual Office Manager. Intervista a Elena Gioco.

Come si diventa Assistente Virtuale e Virtual Office Manager… Ne parliamo con Elena Gioco.

Ciao Elena, innanzitutto, chi sei?

Sono Elena, ho 35 anni, sono nata e vivo tutt’ora a Gambellara, un piccolo paesino della provincia di Vicenza.

Cosa fai?

Sono un’Assistente VirtualeVirtual Office Manager certificata da Virtualmente.ou.

In cosa consiste il tuo lavoro?

Collaboro con liberi professionisti che hanno necessità di delegare parte del loro lavoro di back office, per concentrarsi sugli aspetti più importanti della loro attività.

Offro in particolare…

  • supporto per piccola amministrazione,
  • redazione di documenti,
  • gestione agenda,
  • organizzazione di corsi ed eventi,
  • presenza online (social e sito web).

Tutto questo lavorando da remoto e in base alle necessità dei miei clienti, senza vincoli di lavoro continuativo.

Come sei arrivata fin qui?

Dopo il liceo linguistico ho frequentato il corso di laurea in “Esperto linguistico d’impresa” trascorrendo uno degli anni universitari (10 mesi per l’esattezza) a Bayreuth, in Germania, come studentessa Erasmus.
Esperienza meravigliosa che mi ha dato molto, sia culturalmente che umanamente parlando.

Dopo la laurea nel 2005, ho lavorato per oltre 10 anni come impiegata commerciale estero e Italia. Anni in cui ho imparato tantissimo e che mi sono serviti anche a capire meglio me stessa da un punto di vista professionale.

Quando nell’ottobre 2015 è arrivato Pietro, il mio bimbo, avevo un’idea chiara della strada su cui volevo portare la mia vita e un paio d’anni dopo l’ho messa in pratica.

Ci tengo sempre a dirlo chiaramente, visto i tristi racconti che spesso si sentono in giro: alla fine del mio congedo per maternità l’azienda in cui lavoravo mi avrebbe riaccolta nella squadra ben volentieri, ero io che ormai viaggiavo verso altri orizzonti e con nuove scale di priorità, per cui ho scelto di licenziarmi e lavorare per costruirmi una professione che mi desse la flessibilità di cui sentivo il bisogno e allo stesso tempo mi facesse sentire finalmente “innamorata del mio lavoro”.

Complimenti! Quali sono state, più nello specifico, le motivazioni principali che ti hanno portata a voler diventare freelance?

Desideravo con tutte le mie forze essere mamma senza dover rinunciare ad esprimere la professionalità costruita con anni di esperienza, ma allo stesso tempo il classico lavoro da impiegata 8 ore in ufficio mi stava ormai stretto sotto molti aspetti.

Mi sono chiesta in che modo poter utilizzare le mie competenze per crearmi una professione che mi appassionasse e allo stesso tempo mi desse flessibilità per seguire la mia famiglia. Il lavoro da freelance come assistente virtuale è stata la mia risposta.

Per ora, sei contenta di questa scelta?

Ho iniziato la mia attività solo da pochi mesi quindi è difficile fare già un bilancio, ma finora devo dire che sono assolutamente contenta della scelta fatta.

Ti sei mai trovata al punto di dire: “chi me l’ha fatto fare”? Quali sono state, se ci sono state, le principali difficoltà che hai affrontato nel lavoro?

Non mi è ancora capitato di dire “chi me l’ha fatto fare” ma sono sicura che capiterà e allora andrò a rileggere la domanda n. 5 di questa intervista!

Tutto quello che fa un’impiegata in un ufficio,
lo può fare anche una collaboratrice da remoto,
magari anche meglio e con più entusiasmo.

Difficoltà ovviamente ce ne sono, trattandosi di una professione ancora poco conosciuta, oserei dire quasi pionieristica, la difficoltà principale è far capire ai potenziali clienti che tutto quello che fa un’impiegata in un ufficio, lo può fare anche una collaboratrice da remoto, magari anche meglio e con più entusiasmo.

Come riesci a combinare la vita da mamma con il lavoro? Hai qualche consiglio o “tecnica speciale” da condividere?

Questa domanda mi ha fatto sorridere, magari avessi una “tecnica speciale”!

In realtà conciliare maternità e lavoro è un costante equilibrismo.

Lavorare da freelance dà molta flessibilità certo, ma non significa semplicemente lavorare quando posso o voglio. Se ad esempio domani mio figlio fosse a casa con l’influenza, io non lavorerei al mattino come al solito, ma magari mi troverei a recuperare passando la serata al PC,  dopo che il papà è tornato a casa, oppure lavorerei di sabato e di domenica.

Mediamente comunque lavoro durante la settimana dalle 9.00 alle 15.30, cioè finché mio figlio è a scuola, e per le emergenze fortunatamente ci sono i nonni a cui a volte chiedo aiuto (santi subito!)

Hai fatto una importante esperienza all’estero, ora per il tuo lavoro utilizzi anche la lingua tedesca e/o inglese? Quanto ritieni importante avere queste competenze linguistiche?

Tra i servizi che offro ci sono anche le traduzioni in e da queste lingue. In realtà finora ho lavorato soltanto con l’inglese, nettamente più diffuso, ma spero che prima o poi mi ricapiti anche il tedesco, che è il mio grande amore.

Sull’importanza delle competenze linguistiche farei un distinguo: il tedesco è un plus ma sicuramente non necessario, mentre l’inglese è a mio parere assolutamente fondamentale non solo per l’assistenza virtuale, ma per qualsiasi attività che si muove sul web.

Il motivo non è tanto l’offrire servizi di traduzioni, ma la vastità della formazione a cui si ha accesso conoscendo l’inglese: corsi, tutorial, gruppi di discussione professionali… non conoscere l’inglese è un limite che pesa in modo importante sulle possibilità di crescita.

Come hai “scoperto” che esisteva il lavoro di assistente virtuale?

Navigando su internet mi sono imbattuta in un articolo di Mary Tomasso che parlava di questa professione.

È stato un colpo di fulmine! Da lì ho cercato informazioni e infine deciso di fare il corso e avviarmi in questo percorso.

Come hai trovato i primi clienti?

Come spesso succede, i primi clienti mi sono arrivati dal mondo reale, imprenditori che conoscevo e a cui mi sono proposta in questo nuovo ruolo.

Hai mai detto di “no” ad un cliente? Come si dice di “no” a un cliente?

Sì mi è successo, ma devo dire che ci sono no e no. Io mi sono trovata a dire no perché il cliente cercava supporto relativo ad un’attività molto specifica in cui io non ero qualificata. In quel caso il no è facilmente spiegabile dicendo semplicemente la verità. Credo che venga anche apprezzato, il fatto di non buttarsi ad occhi chiusi in ambiti che non si conoscono. Io sto molto attenta a questo, se offro un servizio è perché so di essere in grado di fornirlo con qualità professionale.

Cosa diversa è un no per principi etici. Fortunatamente non mi sono ancora trovata in situazioni simili ma conosco altre AV a cui è capitato e lì sì è veramente difficile.

Cosa consiglieresti a chi ti chiede un libro, un corso… un primo passo per diventare assistente virtuale?

Come primo passo consiglio assolutamente di partire dalle proprie motivazioni: come tutti i lavori seri richiede impegno e può volerci tempo per vedere i risultati.

Senza una motivazione forte a sostenerlo si rischia di gettare la spugna in fretta e aver buttato tempo e soldi.

Operativamente parlando consiglio il corso di Mary Tomasso, per me è stato fondamentale per mettere le basi e capire i punti chiave di questa professione.

Ultima domanda di rito: lancia il tuo messaggio all’umanità! 🙂

Ho costruito la mia attività su un’idea che abbraccio con tutta me stessa, cioè “cercare di fare un lavoro che amo”.

Vita e lavoro non sono cose distinte, non si può vivere bene odiando il proprio lavoro.
Quindi se siete in quest’ultima categoria fate qualcosa, cercate di capire cosa non funziona e cambiatelo voi, non aspettate semplicemente che accada da solo!

Si dice che la nostra generazione in pensione non ci andrà mai, quindi a maggior ragione facciamo che ci impegniamo nel vivere al meglio la vita che abbiamo oggi tra le mani.

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