Diventare Editor e Ghost Writer Freelance. Intervista a Simona Camporesi

Cos’è veramente e cosa fa un Editor freelance? E un Ghost Writer? E un Writing Coach? E come si diventa tutte queste cose? Ne parliamo con Simona Camporesi, Editor, Ghost WriterWriting Coach…  appunto!

Ciao Simona
“La cosa più rischiosa che si può fare è non correre mai alcun rischio” (cit.)
Chi sei?

Ciao a tutti, sono Simona, classe 1975, romagnola di nascita e nomade di vocazione.

Cosa fai? Di cosa ti occupi per la precisione?

Mi occupo di tutto ciò che riguarda la scrittura, online e offline.

Dopo essermi dedicata con passione all’attività di SEO Copywriter, adesso offro i miei servizi principalmente su tre fronti.

  1. Come Ghost Writer scrivo per privati e piccoli imprenditori che non hanno tempo o abilità di creare da sé i propri libri.
  2. Come Editor freelance, invece, intervengo sulla scrittura altrui migliorandola e aiutandola a emergere in tutta la sua bellezza.

Editor, Ghost Writer e Writing Coach: mi occupo di trasformare i bruchi in farfalle editoriali pronte per planare sugli scaffali delle librerie di tutto il mondo. 

3. Negli ultimi mesi ho cominciato anche a offrire un servizio di Writing Coach, ovvero mi occupo di seguire passo dopo passo chi vuole scrivere da sé il proprio libro ma non sa come farlo o dubita delle proprie capacità. Una sorta di personal trainer della scrittura, insomma! ?

Quando hai capito che ti interessava “scrivere per lavoro”?

L’ho sempre saputo! Il mio sogno da ragazzina era fare la giornalista d’assalto, quella armata di penna e coltello che rischia la vita in zone di guerra per raccontarne le tragedie.

La realtà, naturalmente, è stata molto meno avventurosa, mi sono ritrovata a collaborare con diversi quotidiani scrivendo articoli sugli eventi elettrizzanti che scuotevano la vita della mia città: l’apertura del parco urbano, la chiusura dei negozi d’estate e la mitica, indimenticabile Fiera del Cavallo!

Poi ho preso altre strade ma la passione per la scrittura è rimasta lì, nascosta in un angolino. Fino a quando la perdita del mio unico cliente con cui avevo cominciato la mia avventura nomade, ormai 5 anni fa, mi ha costretto a rimettermi in gioco. E a rispolverare la mia vecchia passione.

Come sei diventata Editor?

La mia professione di Editor è nata grazie a due enormi fortune.
La prima è che il proprietario della libreria dove lavoravo come commessa decise di aprire una casa editrice, dove venni inserita per fare tutt’altro (data entry).
La seconda è che proprio in quella casa editrice inciampai nel mio mentore, uno scrittore/editor che mi insegnò i ferri del mestiere.

Parliamo dei primi anni 2000, un’era preistorica fa.
Da allora non ho mai smesso di editare. Ho iniziato con i romanzi e poi, negli anni, mi sono specializzata in saggi, libri scientifici e universitari e manuali professionali.

E Ghost Writer?

Sono diventata Ghost Writer, invece, grazie al Keyword Planner Tool di Adwords, quando ancora lo si poteva usare liberamente :).

Stavo costruendo il mio sito web e stavo cercando di capire quali servizi offrire, oltre all’editing, mia principale skill, e al web writing, dove mi stavo specializzando. Ghost Writer era una keyword interessante, con una discreta domanda e poca concorrenza. Scrivere sapevo scrivere, perché non provarci? Fu effettivamente un azzardo ma andò bene.

A dirla tutta, la prima richiesta seria che ho ricevuto attraverso il sito è stata proprio come Ghost Writer!
Il libro è piaciuto moltissimo e da allora continuo a scrivere libri per conto di altri.

E Writing Coach?

Writing Coach lo sono da pochissimo e lo sono perché alcuni clienti me lo hanno chiesto.

Tutto è cominciato con una ragazza che mi ha contattata per un editing ma che in realtà cercava qualcuno che le spiegasse come creare lo scheletro del libro, che l’aiutasse a scrivere, che la guidasse e la consigliasse strada facendo.

Ancora una volta ho pensato: perché no? Non lo avevo mai fatto prima, ma sapevo che le sarei stata di aiuto.

Ancora una volta un azzardo, se vogliamo, che si è trasformato in una delle esperienze più entusiasmanti della mia vita professionale. Il suo libro uscirà tra pochi mesi ed è un orgoglio sapere che dentro c’è un pezzettino di me.

Da quali fonti arrivano i tuoi clienti?

I miei clienti arrivano in gran parte dal mio sito web (simonacamporesi.it) ma anche dal gran buon vecchio passaparola.

Ho ricevuto parecchie richieste anche attraverso il gruppo Facebook Nomadi Digitali Italiani.

Hai accennato al fatto che all’inizio avevi un unico cliente… che poi hai perso.
Per un freelance avere un unico cliente rappresenta un po’ una vulnerabilità, vero?
Come hai trovato, quindi, i primi e più preziosi clienti?
Come ti sei rimessa in piedi?

Non rappresenta una vulnerabilità, rappresenta un suicidio! Lo ripeto ogni volta che ne ho occasione: non fate come me. Costruire una casa su un unico muro portante è da folli.

Perché allora io l’ho fatto? Perché ero arrivata al limite, perché avevo fatto il pieno. La vita che conducevo non era quella che volevo, l’ufficio non era il mio posto e nemmeno la nebbia della Pianura Padana! Non è stata una scelta razionale, è stata più una scelta di sopravvivenza. 🙂 La migliore della mia vita.

I miei primi clienti come Web Writer li ho trovati grazie alle raccomandazioni di un angelo custode, di cui non svelerò il nome.

Poi ho costruito il mio sito web e quella è stata la chiave di svolta.

Perché è vero che la caduta di quell’unico cliente è stata la mia rovina ma è stata anche la mia rinascita. Se avessi avuto più clienti, se la mia casa avesse avuto una base più solida, probabilmente non mi sarei mai rimboccata le maniche e non mi sarei messa a studiare SEO Copywriting… con tutto quello che ne è derivato.

Ti è mai capitato di trovare un cliente in maniera originale o inusuale… o facendo “altro”?

Valgono i clienti arrivati “seguendo la luce divina” e altre modalità mistiche? (Giuro.)

Parliamone! 🙂 

Una signora mi disse proprio così, che era stata la luce divina a guidarla fino a me. Poi però non ho avuto modo di approfondire la questione, perché dopo il preventivo non si è fatta più sentire :D.

A parte i casi più estremi e folkloristici, in generale mi capita sempre più spesso di attirare clienti che dicono di avermi scelta per dettagli molto particolari:

  • c’è la cliente che ama il deserto e si è fatta conquistare dalla foto della mia home page;
  • quella che legge i miei racconti di viaggio in Australia e ripensa a quando il DownUnder aveva ammaliato lei;
  • quello che dice di avermi contatta perché “sente” che ho la sensibilità giusta per capire lui e quello che vuole comunicare.

Soprattutto, arrivano sempre più clienti in linea con quello che voglio fare, con le tematiche che mi interessano e che possono aiutarmi a crescere.

È come se si fossero affinate le vie sottili, come se, anziché viaggiare lungo i soliti binari tradizionali, i clienti avessero cominciato ad arrivare attraverso onde di energia. E qui mi fermo, altrimenti mi dai della pazza.

Ti è mai capitato di dire di no a un cliente? Come si dice di no a un cliente?

Sì, diverse volte. Se agli inizi ero “costretta” ad accettare più o meno tutto, strada facendo ho sviluppato il privilegio di poter scegliere.

E ho capito che lavorare con il cliente giusto era fondamentale per fare bene il mio lavoro.

Per me è importantissimo che con il mio cliente ci sia rispetto e affinità, quando mancano queste due cose in genere mollo. Mi tengono lontana anche dalle persone con cui la comunicazione si mostra faticosa fin dall’inizio, perché ormai per esperienza so che le cose non migliorano andando avanti: se la comunicazione inciampa all’inizio, quasi sicuramente lo farà anche dopo. Capirsi al volo: ecco un’altra caratteristica fondamentale.

Non so come si fa a dire no a un cliente, so dirti come faccio io. Molte volte è sufficiente dire che ho troppo lavoro e passare il cliente a qualche collega. In un paio di casi però mi è capitato di essere diretta, se mi manchi di rispetto con me hai chiuso (sono pur sempre un ariete!)

Come si trovano (o come si scelgono) i clienti giusti?

I clienti giusti si trovano avendo coscienza di quello che si vuole e che si merita. E di quello che si sa di potere offrire loro di unico.

Se sei insicuro, se non sei consapevole del valore del tuo lavoro e di quello che ti rende diverso dagli altri competitor, proietterai insicurezza anche fuori e i clienti giusti (quelli che meriti) ti staranno alla larga.

Se sei insicuro,
proietterai insicurezza
e i clienti ti staranno alla larga.

Trovo che sia importante anche rimanere fedeli a se stessi, essere trasparenti, non spacciarsi mai per quello che non si è, perché i giochi alla fine si scoprono sempre.

Suggerisci giustamente di rimanere sempre fedeli a se stessi e di non spacciarsi mai per quello che non si è.
Ma questo non vuol dire non prendersi dei rischi! Non mettersi alla prova con sfide e compiti che affrontiamo magari per la prima volta (vedi sopra il Ghost writing e il Writing coaching).
Un difficile equilibrio?

Difficilissimo. È una qualità che si affina col tempo.
Però voglio specificare bene questo punto.

Quando dico che non bisogna spacciarsi per quel che non si è, intendo dire che non ci si deve presentare come esperti di qualcosa se non si conosce bene la materia. Questo, soprattutto, se la mancanza di competenza rischia di creare danni al cliente.

Avere letto qualche articolo sulla SEO e avere usato un paio di volte il Keyword Planner Tool non fa di te uno specialista SEO, e non posso spacciarmi come tale, perché la mia ignoranza in materia potrebbe danneggiare seriamente il mio cliente, o quanto meno non fargli ottenere i risultati che sta cercando.
Proponendoti come SEO non stai aumentando la tua autostima, stai vendendo una merce che non c’è, stai vendendo una truffa.

Diverso è se io mi propongo per un servizio che non ho mai fatto ma che so di potere svolgere bene. In questo caso non si tratta di una truffa, perché il mio cliente riceve il servizio per cui ha pagato. Quando mi sono proposta come Ghost Writer non avevo esperienza in tal senso ma sapevo di poterlo fare, anzi, sapevo di poterlo fare bene. Mi sono regalata una chance in più e questo non solo è legittimo ma è quasi un “dovere” nel mondo online.

Sta noi andarci a prendere quello che vogliamo,
ma sempre nel rispetto dell’etica e del lavoro degli altri.

La vita non regala nulla, sta noi andarci a prendere quello che vogliamo. Ma sempre nel rispetto dell’etica e del lavoro degli altri.

C’è stato per te un passaggio psicologico per arrivare alla decisione di dare le dimissioni? 

Eccome se c’è stato! E dire che non era il mio primo licenziamento volontario, alle spalle ne avevo altri due. L’ultima volta, però, è stato molto più difficile, perché non ero più una ragazzina (38 anni) e sapevo che questa volta sarebbe stato molto più complicato tornare indietro e trovare un nuovo lavoro.

Per quanto possiamo essere spiriti liberi, ci sono certi pensieri e certe paure che ci entrano sotto pelle.
Bene, io ero terrorizzata:

  • dall’idea di non farcela,
  • di non riuscire a trovare abbastanza clienti,
  • di non potere contare un giorno sulla pensione,
  • di dovere tornare a casa con la coda tra le gambe.

A questo si aggiungeva la difficoltà di dirlo ai miei. Adesso mi sembra assurdo, ma dopo le tante prove di instabilità a cui li avevo sottoposti nel corso degli anni, mi sentivo malissimo all’idea di “deluderli” ancora.

Insomma, il periodo di gestazione dell’ultimo licenziamento è stato durissimo.

Come l’ho superato? Grazie a un collega-coach e ai miei amati boschi.
Durante una lunga camminata in solitaria nei boschi delle Foreste Casentinesi, da sempre i miei personali e specialissimi curanderi, ho deciso che non potevo continuare a portarmi dentro quella insoddisfazione che mi divorava, perché prima o poi ne sarei morta.

Decisi che non potevo continuare a portarmi dentro quella insoddisfazione che mi divorava, perché prima o poi ne sarei morta.

A distanza di 5 anni posso dirti con certezza che quel giorno ho preso la migliore decisione che potessi prendere.

Quanto tempo sprechiamo a fare quello che reputiamo giusto o “socialmente corretto”, dimenticandoci di quello che vogliamo davvero.

Quanto tempo sprechiamo a farci bloccare dalla paura.

Ma paura di cosa? Di essere vivi?

Hai vissuto altri momenti difficili (o di scoraggiamento) nel tuo processo di diventare freelance, soprattutto agli inizi?
Come si superano i momenti difficili?

Il momento più difficile è stato quando, terminata la collaborazione di sei mesi con il mio vecchio editore, ho deciso di cominciare la mia attività di Web Writer. Che si è mostrata da subito faticosissima. Il mio angelo custode mi aveva passato una deliziosa cliente, una wedding planner per la quale avevo cominciato a scrivere articoli su matrimoni da sogno, io che il matrimonio l’avevo visto solo in cartolina. Ma anche quella collaborazione è finita presto per questioni di budget.

In quel momento mi trovavo su una minuscola isola thailandese e la notizia dell’interruzione della collaborazione mi ha fatto cadere in depressione. L’alternativa che conoscevo si chiamava Melascrivi, ma quell’opzione, anziché risollevarmi il morale, mi deprimeva ancora di più.

Ero terrorizzata, perché io sapevo scrivere, non sapevo fare null’altro, che diavolo avrei fatto della mia vita? Era già finita la mia avventura di nomade digitale? Per qualche giorno mi sono leccata le ferite, facendo lunghe passeggiate solitarie sulla spiaggia, poi una mattina mi sono guardata intorno. Che cavolo, ero su un’isola fighissima, incontaminata e sperduta in mezzo al nulla, potevo leccarmi le ferite guardando il tramonto e bevendo latte di cocco! Insomma, sarebbe potuta andare peggio, no?

Per qualcuno lavorare da freelance significa anche organizzarsi in maniera tale da avere più tempo… anche per godersi la vita!
Quanti clienti o entrate bisogna avere per avere una vita da freelance dignitosa?

Credo che sia molto soggettivo il numero di clienti e di entrate, nel senso che dipende dallo stile di vita che hai, dall’avere o meno altre fonti di guadagno oltre al proprio lavoro di freelance (ad esempio, entrate passive) e dalla prospettiva che hai della tua vita futura.

Personalmente lavoro un numero molto ristretto di ore, non solo per una questione di principio ma perché ho grosse difficoltà a mantenere la concentrazione per tempi lunghi. Ho un cervello delicato, che va in sovraccarico molto in fretta ? In genere non supero i 5-6 pomodori di 40 minuti, quindi sfioriamo giusto le 4 ore, che non mi permettono di guadagnare cifre astronomiche ma che per me sono sufficienti, visto che per natura tendo ad avere una vita piuttosto parca.

Sto però lentamente aumentando le mie tariffe e nell’ultimo anno mi sono spostata verso servizi più remunerativi (che per mia fortuna sono anche  quelli che mi piacciono di più), in modo da raggiungere quell’equilibrio per me fondamentale tra lavoro e vita.

Il tuo più grande errore con un cliente?

Ho fatto diversi errori con i clienti e tutti sono avvenuti quando ho messo a tacere quella vocina che arricciava il naso e mi consigliava di non accettare il lavoro. Ogni volta che l’ho ignorata, è successo qualcosa che me ne ha fatto pentire.

Il tuo più grande successo con un cliente?

Qualche mese fa, al termine di un lungo e delicato lavoro su un libro di una cliente, mi è arrivato un whatsapp in cui mi diceva che mi ringraziava di cuore per averla “costretta” a parlare di alcuni aspetti della sua vita che aveva nel tempo nascosto sotto il tappeto. Diceva che questo le aveva dato finalmente la possibilità di tirarli fuori e di affrontarli. Ecco, quello è stato senza dubbio uno dei complimenti professionali (e non solo) più belli che ho ricevuto.

La scelta più azzeccata che hai fatto nella tua vita professionale?

Innamorarmi di un SEO! E fidarmi di lui e della sua ricetta ?.

Cos’è il successo per te?

Per me il successo è vedere trasformare sempre di più il mio lavoro in uno strumento di crescita, attirare sempre più lavori stimolanti che mi diano modo di apprendere nuove cose e clienti affini ed “evoluti” con cui sentirmi in sintonia.

Un consiglio “forte” per chi vuole diventare freelance…

Semplicemente, diventalo ?.

Che percorso consiglieresti ad un aspirante Editor? O Ghost Writer? O Writing Coach?

A chi vuole intraprendere uno di questi mestieri – ma mi riferisco soprattutto al primo, a quel mestiere complessissimo (e bellissimo) che è l’Editor – direi, se può, di trovarsi un professionista che gli faccia da maestro e di apprendere da lui i ferri del mestiere. Nessun corso, a mio parere, riuscirà mai a essere più efficace di un apprendistato condotto “gomito a gomito”.

Trova un professionista che ti faccia da maestro e apprendi da lui i ferri del mestiere. 
Nessun corso riuscirà mai a essere più efficace di un apprendistato condotto “gomito a gomito”.

E poi c’è un altro consiglio che voglio dare a chiunque desideri intraprendere una professione che ruoti attorno al mondo della scrittura, che si tratti di viverla in prima linea, creandola, o dietro le quinte, correggendola: leggi.

Leggi quanti più libri possibile. Non può esistere scrittura senza lettura.

Che importanza dai al concetto di trovare una nicchia?

Trovare la propria nicchia è fondamentale, e trovarla in un mestiere come il mio, che già è una nicchia di per sé, è un’arte.

Io, ad esempio, ho una lunga esperienza nell’editing di testi scientifici e universitari e nella saggistica in generale, dove occorrono delle accortezze e delle “regole”, se così si possono chiamare, che non esistono nella narrativa. Destreggiarle mi permette di propormi a un mercato dove la concorrenza è meno agguerrita, con tutti i benefici che ne derivano.

Specializzarsi oggi è fondamentale, in un web dove in migliaia offrono la stessa cosa che offri tu, magari a prezzi molto più bassi. A un aspirante scrittore online oggi consiglierei di non proporsi come l’ennesimo Web Writer generalista ma di specializzarsi in un argomento particolare o in un servizio specifico.

Potrebbe specializzarsi…

  • nella creazione di speech;
  • nel copywriting per chatbot e AI;
  • in sceneggiature per fumetti e video animali;
  • in report giornalistici come si faceva un tempo.

E invece tutti a fare le stesse cose, finendo per sgomitare dentro un mercato ipersaturo e lamentarsi per le tariffe da fame.

Come vedi il futuro del tuo settore? Ci sono prospettive?

Il mio settore è zeppo di prospettive. Zeppo.

Il self publishing ha sdoganato la scrittura e continuerà a farlo ancora per un bel po’. Tutti scrivono e se non sono del tutto degli improvvisati sanno che hanno bisogno di un occhio esterno che li aiuti a migliorare la propria creatura: hanno, quindi, bisogno di un Editor freelance.

Il libro è diventato anche uno degli infoprodotti più diffusi e un potentissimo strumento di marketing. Non è solo un fine ma anche un mezzo, utilizzato da professionisti di ogni ambito per fare personal branding e crearsi piccole (o grandi) rendite passive.

La maggior parte di questi “scrittori” ha uno di questi due problemi:

  1. non sa scrivere
  2. non ha tempo.

In entrambi i casi ha bisogno di un Ghost Writer oppure di un Mentore letterario che lo segua passo per passo.

Per quanto riguarda la prima parte della domanda, invece, ti do una risposta che può sembrare paradossale, ma non lo è. Il futuro del mio settore lo vedo, almeno in parte, offline. Vedo un ritorno ai laboratori fisici, ai corsi iper pratici dove si acquistano competenze non studiando sui libri o sui video ma rimboccandosi le maniche e lavorando su progetti concreti.

L’anno scorso ho realizzato con alcune colleghe un workshop professionale per Web Writer, che, oltre a essere stata un’esperienza entusiasmante (il corso si è svolto a Bangkok) e formativa anche per noi docenti, ha permesso a diversi aspiranti di costruirsi una carriera autonoma.

Grazie per questa bella chiacchierata, mi amor!
Un ultimo messaggio all’umanità? ?

“La serietà è una malattia”, diceva qualcuno. Non potrei essere più d’accordo. Essere seri è una gigantesca perdita di tempo e il tempo è l’unica vera risorsa che abbiamo.

Essere seri è una gigantesca perdita di tempo!

Auguro a te, a me e a tutti quelli che leggeranno questa intervista di riscoprire il proprio lato “sciocco”, quello più leggero, quello più bambino. Ci auguro di non smettere mai di buttarci nella mischia, perché la vita, alla fine, non è altro che un gioco e a stare in panchina ci si annoia a morte ?

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