- Diventare Cloud Architect. Intervista a Fabio Ferrari
- Chi è Fabio Ferrari
- Professione Cloud Architect
- Lavorare esclusivamente attraverso Upwork
- Quanto ci vuole per ingranare su Upwork
- E se domani Upwork non fosse più valido?
- Come si diventa Cloud Architect?
- Come si superano i momenti difficili?
- La prima cosa da imparare è l'inglese
- Perché diventare freelance?
- Errori, successi e scelte azzeccate
- Un consiglio per chi vuole diventare freelance
- Un consiglio per iniziare
- Una risorsa da consigliarci
- La nicchia è importante?
- Il futuro del tuo settore?
- Messaggio all'umanità
Come diventare Cloud Architect, una delle professioni IT più richieste del momento e perché decidere di lavorare esclusivamente attraverso Upwork. Ne parliamo con Fabio Ferrari.
“Oggi qualcuno si siede all’ombra perché molto tempo fa qualcun altro ha piantato un albero.” – Warren Buffett
Chi sei?
Fabio Ferrari, nato e formalmente residente a Reggio Emilia, ormai 40enne ma con l’esperienza giusta per affrontare le nuove sfide che il mercato, completamente rivoluzionato rispetto al passato, ci offre ogni giorno.
Appunto perché sono affascinato dalle sfide dopo circa 15 anni di onorato servizio come socio fondatore e IT Manager di una società di sviluppo web e mobile con all’attivo una quindicina di persone tra sviluppatori, project manager, seo specialist, ho deciso di cambiare strada e mettermi in proprio per seguire la mia vocazione di nerd e focalizzare tutta la mia attenzione sulle infrastrutture in cloud di nuova generazione e le procedure di DevOps a supporto dei team di sviluppo.
Durante il mio percorso professionale, iniziato a 20 anni con l’apertura di una società (oggi startup) di sviluppo siti web, ho toccato con mano gran parte delle tecnologie che hanno contribuito a plasmare il web di oggi:
- dallo sviluppo in PHP / ASP con i database relazionali nei primi anni 2000;
- fino alla creazione di interfacce interattive e applicazioni web durante il periodo d’oro di Flash (dal 2004 quando era ancora Macromedia).
Durante tutto il mio tragitto lavorativo ho sempre seguito personalmente l’amministrazione dei sistemi, ho acquistato il mio primo server nel 2000 in un datacenter di Bologna dal costo di un’utilitaria (all’anno!) con una banda di soli 64Kbit/s (si K, non Mega!).
Da quel momento ho continuato la mia formazione sui sistemi Linux / Unix e tutto il mondo open source, ho iniziato a realizzare infrastrutture di rete sempre più complesse con l’obiettivo di rendere i sistemi online sicuri, performanti e in grado di mitigare i problemi in autonomia, dove il contributo umano è solo in funzione di seguire il processo ed eventualmente migliorarlo.
I miei clienti vanno dalla startup alla grande azienda, gestisco personalmente le loro infrastrutture in cloud (server, storage, networking, sicurezza) e collaboro con diversi team di sviluppo dislocati in diversi paesi nel mondo, gran parte di questi sono formati da altri freelance provenienti da diversi paesi, per supportarli nelle procedure di pubblicazione online dei progetti (DevOps), dalla fase di testing alla produzione.
Alcuni dei miei clienti sono situati a Sydney, Las Vegas, New York, Belgio, Spagna, UK.
Sono Google addicted, nel bene e nel male, per la loro propensione all’utilizzo di tecnologie Open Source e la “potenza di calcolo” a loro disposizione, ho fatto questa scelta in qualità di Certified Google Cloud Architect e come partner Google per G Suite.
Sono convinto che le specializzazioni siano un punto di forza di ogni professionista serio, io ho fatto all-in su Google (ok mi piace vincere facile…).
Di certo non disdegno altre piattaforme di Cloud Computing, come Amazon (AWS), Azure (Microsoft), OVH (il più grande in Europa), Digital Ocean, etc.
Posso lavorare e ho già lavorato un po’ su tutte, una delle caratteristiche del freelance rispetto al lavoro “in azienda” è di imbattersi costantemente in progetti eterogenei (come i clienti…) e quindi maturare esperienze trasversali sulle diverse tecnologie.
Una delle caratteristiche dei freelance rispetto alle aziende è quella di imbattersi costantemente in progetti (e in clienti) eterogenei e quindi maturare esperienze trasversali sulle diverse tecnologie.
Un’altra fetta della mia torta delle competenze riguarda la sicurezza informatica, da consulente delle architetture e dei servizi online la sicurezza è un aspetto cruciale per distinguersi sul mercato, ogni mio progetto inizia e finisce sempre con l’interrogativo: “quanto è sicuro?”
Siccome la sicurezza non è un’opinione mi occupo di eseguire i test necessari per verificare la sicurezza dei sistemi con tecniche di penetration testing e vulnerability assessment.
Tra le tante cose che mi vedono impegnato ogni giorno la programmazione è un’attività a cui non riesco a rinunciare:
- curo personalmente lo sviluppo di alcuni siti web (WordPress / WooCommerce)
- e sono system integrator di Plesk Onyx (licenza Developer) per lo sviluppo di estensioni;
in questo momento ne sto sviluppando un paio (free e a pagamento) da inserire sul Marketplace di Plesk.
Lavoro principalmente su Upwork, io il mio obiettivo da freelance è spostare tutto l’indotto su Upwork in modo da ottimizzare al massimo i tempi tra proposta / contratto / completamento / pagamento.
Si, esatto: il mio obiettivo è lavorare il più possibile su Upwork, ad oggi circa un 40-50% del mio lavoro da freelancer ma sto puntano al 90% entro il prossimo anno.
Questa scelta è maturata dopo il primo anno di lavoro sulla piattaforma e, se paragoniamo la modalità di lavoro classica (cliente diretto) rispetto all’utilizzo di una piattaforma come Upwork, si possono evidenziare diversi vantaggi:
- Formalizzare il contratto di lavoro;
- Tempi;
- WordDiary e Pagamenti.
Formalizzare il contratto di lavoro.
Nella modalità classica di norma devo:
- scrivere un preventivo,
- inviarlo,
- attendere i feedback,
- discuterli,
- eventualmente rivedere le idee iniziali
- e formalizzare il tutto tramite scambio certificato degli accordi.
Tutto questo comporta un investimento di tempo variabile in base ai diversi fattori in gioco (cliente, progetto, sviluppo, ecc.) e una gestione disgregata delle attività, magari mentre stai lavorando ti chiama il cliente per discutere il preventivo oppure devi modificare il progetto iniziale (rifare) in quanto il cliente ha capito solo successivamente le sue necessità, oppure tra i tanti casi il costo di quanto richiesto è superiore alle reali possibilità economiche del cliente (tanto chiedere un preventivo non costa nulla…).
Su Upwork invece la prospettiva si ribalta:
- prima di tutto posso andarmi a cercare il lavoro in autonomia con i miei tempi,
- posso prendermi un’ora di tempo per fare 4-5 proposte,
- posso filtrare i progetti, ma anche i clienti,
- quindi posso decidere se preferisco un lavoro di poche ore o qualcosa di più lungo e impegnativo,
- posso analizzare la storia del cliente, quindi capire su cosa lavora e la qualità del suo lavoro, quanto paga di media, quali sono i feedback degli altri freelancer…
Insomma, posso avere tante informazioni utili che diversamente non potrei avere ma, soprattutto, posso selezionare.
TEMPI
Upwork è una macchina e come tale non si ferma mai, di conseguenza anche i tempi sono completamente distorti (vedendoli da fuori) rispetto alla realtà e abituarcisi non è cosa da tutti.
Entrare nella modalità di lavoro su Upwork, per chi proviene da un’esperienza lavorativa classica in azienda o con i clienti “locali”, è sconvolgente quanto sorprendente, ci si imbatte in situazioni in cui si è chiamati ad intervenire quasi in tempo reale o diventare membro di un team di 20 persone in meno di un giorno, tutta la filiera dalla trattativa al consolidamento della collaborazione viene annullata dal “ci servi subito, ora!”.
I tempi di lavoro su Upwork sono un’arma a doppio taglio: bisogna essere preparati per affrontare tutte le situazioni al meglio, quando va tutto bene al mattino accetti un’offerta e il giorno dopo hai completato un lavoro di 10 ore retribuite, quando va male possono sommarsi più attività contemporaneamente ed essere impossibilitati a gestirle tutte.
Ovviamente non tutti i progetti su Upwork funzionano con questo regime ma, per diventare un vero professionista su Upwork, la parte dedicata alla gestione dei tempi è la più complessa e, al tempo stesso, la più importante rispetto a tutte le altre.
WORKDIARY E PAGAMENTI
Questa è la vera “El Dorado” di ogni freelance.
Partendo dal presupposto che i costi attivi di ogni freelance sono i tempi di lavoro passivo, cioè tutte quelle attività che non producono reddito ma sono necessarie alla corretta gestione dell’attività (contabilità, fatturazione, fornitori, ecc.), semplificare e far convergere in un unico intermediario tutte le attività di gestione amministrativa e contabile rendono questa attività molto più snella e semplice da gestire.
Semplificare e far convergere in un unico intermediario tutte le attività di gestione amministrativa e contabile rendono l’attività da freelance molto più snella e semplice da gestire.
Lavorando su Upwork ho un unico cliente, Upwork appunto, che si preoccupa di gestirmi tutta la contabilità e la fatturazione nei confronti dei miei clienti finali.
Al mio commercialista italiano devo solo inviare le fatture di Upwork (fees) e il reddito percepito tramite la piattaforma per una corretta dichiarazione dei redditi all’italiana (that’s all!).
Inutile fare un elenco di tutte le attività necessarie per il corretto espletamento della contabilità e amministrazione, tra fatturazione, invio documenti, gestione entrate / uscite e, dulcis in fundo, il recupero crediti in caso di mancato pagamento, vera piaga e business killer dei tempi moderni, attività messa in pratica con stile in tutti i paesi nel mondo (…non succede solo in Italia!).
Inutile dire, e lo sa bene chi ha guadagnato almeno $1, che tutto questo su Upwork non è possibile grazie al sistema di escrowing tra il freelancer e il cliente finale, in poche parole una sorta di cassaforte in cui vengono depositati i soldi (del cliente) e Upwork tiene le chiavi per un tempo limitato, dopodiché passano al freelancer che può ritirare i soldi e depositarli su un proprio conto.
Tutto questo succede settimanalmente, non a 30 / 60 giorni, fine mese se riesco, i soldi vengono prelevati dalla carta di credito o conto PayPal del cliente, in automatico, ogni settimana, quindi risulta molto difficile evitare l’addebito nel caso il progetto sia completato, andato a buon fine e non ci siano rivalse in corso.
Da parte del freelancer il tutto si traduce nel segnare le ore (in caso di progetto a ore) sul proprio WorkDiary o completare il progetto, il resto è tutto automatizzato, io ricevo i pagamenti da parte di Upwork ogni settimana al mercoledì, tempo 1 giorno e i soldi sono sul mio conto corrente bancario italiano, ogni 3 mesi scarico dall’archivio tutte le fatture di Upwork e le transazioni in uscita eseguite e le invio al commercialista, massimo 30 minuti ho fatto tutto.
Posso affermare che è indispensabile almeno 1 anno per ingranare nel vero senso della parola, cioè avere un’attività costante attraverso Upwork (ogni settimana ricevo pagamenti), anche perché il sistema funziona in base alla propria credibilità (feedbacks) quindi per raggiungerla è necessario intraprendere un percorso lungo e impegnativo.
Il mio primo progetto su Upwork è arrivato dopo circa 2 mesi dall’inizio dell’attività, roba piccola così come un altro paio di progetti acquisiti nei mesi successivi.
La prima svolta dopo 6 mesi dal primo progetto, sono diventato responsabile dei servizi in cloud (hosting web, database, backup, sicurezza) di una web agency di New York, il contratto prosegue tutt’ora.
In seguito a questo progetto, che mi ha permesso di incrementare il numero di ore e totale guadagnato su Upwork, sono aumentate le invitation e ho avuto la possibilità di aggiudicarmi altri progetti, alcuni di questi di un certo spessore dal punto di vista tecnologico.
Upwork fondamentalmente è solo un mezzo per far interagire domanda e offerta nel mercato IT in modo dinamico, diretto, rapido e con delle garanzie sui pagamenti che giustificano parte delle commissioni dovute al sistema.
Se la cosa non funzionasse più me ne accorgerei prima che il tutto possa crollare a picco e sicuramente avrei già spostato parte del mio business, sono comunque convinto che la piattaforma possa solo migliorare e portare nuove opportunità.
Ad Upwork consiglio solo di monitorare attentamente la concorrenza perché la modalità di lavoro a cui noi freelancer siamo abituati avrà una crescita esponenziale nei prossimi anni e saranno necessari nuovi strumenti / processi per migliorare l’esperienza lavorativa tra cliente e freelancer.
Lo si diventa come si diventa Project Manager, SEO Specialist, Web Developer, etc…
Non è tanto il tipo di specializzazione che determina il percorso da intraprendere per essere inquadrato come specialista x y z ma la qualità del tempo che si investe nel raggiungere gli obiettivi che ci si è posti.
Non è tanto il tipo di specializzazione che determina il percorso da intraprendere per essere inquadrato come specialista x y z ma la qualità del tempo che si investe nel raggiungere gli obiettivi che ci si è posti.
Per me è importante distinguere il tempo che investo nella mia attività di Cloud Architect, ma sono certo che valga per ogni altra attività o professione.
Quando vengo ingaggiato per un nuovo progetto importante, oltre a fare quello che già so fare e che magari ho già fatto altre volte, aggiungo sempre una nuova componente, per usare un termine da sviluppatore, una nuova variabile.
In questa variabile aggiungo tutto il nuovo know-how generato dal progetto, se devo fare una cosa che ho già fatto mille volte provo a rifarla ma cambiando approccio oppure cercando un miglioramento nella procedura da eseguire, a volte cerco progetti specifici per formarmi sulle tecnologie del momento e che intendo proseguire.
Il bello del mio lavoro è che ho molta libertà di scelta e la domanda è veramente alta.
Oltre al lavoro sul campo non bisogna mai dimenticare la formazione, la vera arma a disposizione di ogni freelance.
Mai dimenticare la formazione, la vera arma a disposizione di ogni freelance.
Dedico sempre parte della mia giornata a studiare o intraprendere nuovi percorsi formativi, il mio prossimo obiettivo è la certificazione Google Cloud Architect.
Ogni professionista che si possa definire tale ha avuto momenti difficili da affrontare e io come tutti ci sono passato.
Tutto dipende dal momento (periodo) e il tipo di problema da affrontare, ma molto dipende anche dal proprio carattere e personalità, io ho un modus operandi molto immediato e risolutivo: “rifaccio tutto capo”.
Sarà anche per questo che sono diventato freelance dopo 15 anni come socio fondatore e IT Manager di una società IT?
Ritengo comunque che il mio approccio non sia dei più corretti, o meglio, non è applicabile indistintamente a tutto e a tutti.
Con la maturazione professionale ho capito che i problemi / momenti difficili sono inversamente proporzionali alla qualità del proprio metodo di lavoro, più è efficace il metodo meno problemi si generano.
Indubbiamente, l’inglese è la prima cosa da imparare senza se e senza ma.
Altrimenti è come pensare di scalare una montagna indossando solo un costume da bagno, certo i primi passi li muovi ma non arriverai da nessuna parte.
Limitarsi al solo contesto locale riduce non solo le possibilità di trovare nuovi clienti ma anche di fare esperienze su progetti importanti oppure di lavorare in un team composto da soli remote workers o team altamente specializzati provenienti da altri paesi.
Vedo molto impegnativa e remota l’ipotesi di lavorare come freelance per guadagnare qualche soldo extra, se dovessi mettere sul piatto la qualità del tempo da dover investire nel mio tempo libero preferirei puntare tutto sulla formazione invece che eseguire qualche “lavoretto” per pochi soldi, considerando anche che il freelance è un lavoro ad alto rischio in quanto il cliente potrebbe essere una mina vagante con: richieste assurde, fuori contesto, extra rispetto agli accordi per non parlare del pagamento.
Il vero guadagno lavorando come freelance si trova nell’opportunità di seguire le proprie idee e i propri sogni avendo carta bianca davanti, questo è il vero valore aggiunto di questo stile di vita.
Non ci sarà mai nessuno che ti dirà come e quando fare una cosa, siamo noi i registi della nostra carriera, il freelance è un concentrato di tante figure in una sola che prima di tutto deve capire cosa vuole dalla vita, quali sono le sue necessità e a cosa non potrebbe mai rinunciare.
Avere accettato il suo progetto pur consapevole che alcune variabili in gioco non mi erano chiare e che non potevo contare solo sulle mie capacità in caso di problemi.
Il progetto dopo un anno si concluso, naufragato negli abissi del project management.
L’ultimo progetto portato a termine con successo rispettando i tempi, le modalità di lavoro, i risultati previsti / effettivi e in ultimo la piena soddisfazione del cliente.
Se mi chiedessi la stessa cosa tra un anno ti risponderei sempre allo stesso modo.
Ora come ora non posso che rispondere quella di essere diventato freelance dopo circa 20 anni di lavoro in contesti completamente differenti.
Essere appagati delle proprie scelte.
Come in amore, usate sempre testa e cuore, mai o solo uno o solo l’altro.
I sogni si inseguono facendo ciò che si ama ma con la testa sulle spalle per essere pronti ad affrontare lo tsunami di imprevisti che questo percorso riserva.
Bisogna essere disposti a toccare il fondo, conviverci per un certo periodo, ed essere convinti delle proprie idee, al minimo dubbio cominciate a porvi delle domande serie.
Un vero e proprio piano non esiste, la caratteristica che differenzia il freelance ad ogni altra attività è che il freelance è prima di tutto un individuo, pertanto le caratteristiche personali individuali (carattere, personalità, carisma, saperci fare, ecc.) di ognuno di noi formano anche la figura professionale.
Tutto dipende da chi vuoi essere e come vuoi essere visto, oggi come oggi l’immagine pubblica è tra i fattori più importanti.
Comunque prima di tutto consiglio un lungo respiro e 10 minuti di concentrazione per pensare e rispondere a domande del tipo:
- Chi sono (come figura professionale) e cosa so fare?
- Quanto mi piace fare quello che faccio?
- Sono disposto a tutto per fare quello che vorrei fare (professione)?
- Sono in grado di valutare il mercato del mio lavoro?
- Chi è il mio commercialista?
- …
Fatto l’esame di coscienza e se non persiste alcun dubbio, si può iniziare con la cura della propria immagine online, profili pubblici, sito web, blogging, social e tutto quello che circonda la comunicazione online, inutile dirlo.
Consigli azzeccati su come far progredire la propria carriera su Upwork (e funzionano!)
Tantissima importanza se non la più importante, sembra un’idea agli antipodi rispetto al concetto di mercato IT di oggi ma invece è il futuro di ogni freelance, almeno secondo la mia visione.
Ne sono fermamente convinto dall’elaborazione della formula:
nicchia di mercato = richiesta di specializzazione = bassa offerta = hourly rate maggiore
Infatti, applicandola ad un mercato senza confini come quello di Upwork mi ha permesso di aumentare il mio hourly rate del 100% in soli 6 mesi e di lavorare per quasi 300 ore.
Un altro aspetto importante della nicchia di mercato e che potrebbe diventare, da un giorno all’altro grazie ai tempi di internet, un prodotto / servizio “consumer”, quindi avere una diffusione amplificata rispetto al passato, essere uno specialista di settore di una tecnologia, prodotto, servizio con all’attivo diversi progetti completati con successo colloca il freelance ai primi posti delle ricerche in base a determinati criteri di ricerca, pensate sempre alla SEO di voi stessi!
Sicuramente il mio settore, anche se in background rispetto a tanti altri, è tra i più quotati e richiesi al giorno d’oggi e la domanda è in costante ascesa.
Ci sono ramificazioni (specializzazioni) che potrebbero contenere migliaia di nuovi freelance, basti pensare al futuro di IoT, dietro ad ogni dispositivo collegato ad internet c’è sempre un operatore che istruisce e organizza i sistemi tramite BigData e Machine Learning e tutti questi sistemi, tra pochi anni, saranno decuplicati rispetto ad oggi.
Grazie per questa interessantissima chiacchierata!
Un ultimo messaggio all’umanità? 🙂
Siate voraci di conoscenza, inseguite i vostri sogni a costo di rinunciare a tutto il resto, non limitatevi alle etichette o agli stereotipi ma cercate di far emergere la vostra unicità.
Fabio Ferrari
CEO & Cloud Architect, particles.io
info@particles.io