francesca piu scrittrice vegana

Diventare chef crudista, scrittrice e formatrice. Intervista a Francesca Più

Come si diventa chef crudista, scrittrice di libri di cucina e nutrizione, articolista e insegnante di cucina e salute… Ne parliamo con Francesca Più.

Ciao Francesca
“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” (cit.)

Chi sei?

Il mio nome è Francesca Più e risiedo nella splendida Romagna.

Sono ricercatrice indipendente di alimentazione e salute, “easy” chef crudista ed autrice dei libriSpaghetti vegetali dall’antipasto al dolce – vegan, crudisti e senza glutine” e “Acque aromatizzate: Per vivere in ottima salute con le acque naturali e fatte in casa” di Macro Edizioni.

Sto lavorando ad oggi su altre pubblicazioni che usciranno in futuro.

Collaboro con professionisti nel settore medico, nutrizionale e del benessere, ed organizzo eventi e gruppi atti alla sensibilizzazione, informazione e sostegno sui temi della nutrizione, benessere olistico e sul come chiunque si possa approcciare facilmente e con gusto, divertimento e convenienza ad uno stile di vita più sano e consapevole, rispettando se stessi, il Pianeta ed il proprio Essere unici ed irripetibili.

Inoltre, scrivo articoli per blog di salute, benessere e cucina naturale, e mi diletto con la musica (canto e pianoforte).

Tra quelle che hai indicato qual è l’occupazione che ti genera maggior entrate, qual è quella che ti piace di più e qual è quella su cui vorresti puntare?

Le attività più proficue (a livello di entrate finanziarie) sono i corsi che svolgo e le collaborazioni con i professionisti del settore medico-nutrizionale.

Non posso nascondere che è sempre una meraviglia confrontarsi con un range eterogeneo di specialisti, ricercatori e sperimentatori che implementano il mio background ed interessi ad ogni incontro.

Non ho una “preferenza” su ciò che mi piace di più svolgere in realtà, anzi, forse è proprio il mio essere estremamente curiosa ed eclettica quello che mi crea maggiori soddisfazioni in ciò che faccio (e sono).

Vedo l’alimentazione come un mezzo importante, ma un mezzo “incompleto” se preso fine a se stesso.

Ad esempio, ultimamente le mie ricerche vertono sul nesso tra il nutrimento e la psiche, approfondendo l’argomento grazie a studi, ricerche e condivisioni di grandi psicologi e psichiatri del nostro tempo… e va da sé che – ricercando e studiando ogni giorno ambiti nuovi ed integrati – quello che mi appassioni sia dinamico, aggiornato e continuamente rinnovato.

Gli studi e le esperienze più svariate mi hanno portata sempre più ad “unire i puntini” anziché parcellizzare considerandone solo uno ed al centro di tutto… e ciò si ripercuote anche nello stile di vita che intraprendo, sia a livello personale che professionale.

Come sei diventata… quello che sei diventata?

Tutto quello che mi ha portata a ciò che sono e faccio oggi è stato un percorso ricco di esperienze ed incontri che hanno nutrito un desiderio sempre più profondo di conoscenza, e di creare qualcosa di nuovo, che rispecchiasse ciò che sentivo di voler comunicare al mondo.

Ogni esperienza passata in ambito lavorativo (da educatrice musicale per bambini a grafica e fotografa freelance, istruttrice d’arrampicata, chef crudista in un ristorante vegetale, per dirne alcuni), ha lasciato in me uno splendido contributo di crescita, un tassello che – come un mosaico – ha arricchito sempre di più la visione di insieme di quello che sarebbe stato (ed è tuttora) il mio cammino.

Il viaggio intrapreso verso diverse realtà lavorative è stato soprattutto un viaggio interiore, dove ho iniziato a conoscermi, ed ad “adattare” sempre più la realtà esterna alla realtà insita in me anziché il contrario… senza negare, ovviamente, una buona dose di compromessi!

Parliamo di clienti… come trovi i tuoi clienti? Ad esempio per i corsi di formazione… ma anche per le altre collaborazioni e per le altre attività che fai…

Spesso sono i “clienti” che trovano me o che mi contattano: principalmente condivido a “distanza” tutto ciò che faccio e che propongo sui social e per i siti web online per i quali scrivo, e “fisicamente” negli eventi nei quali sono ospite quando presento i miei libri, collaboro con i conferenzieri o vengo “ingaggiata” direttamente dagli organizzatori (fiere, convegni, conferenze, etc).

Una connessione attrae altre connessioni, ed un incontro attira altri incontri… sia che si parli di interessati, sia che si parli di nuove collaborazioni!

Diciamo che attuo un mix equilibrato tra l’intensità del contatto umano e la rapidità del contatto virtuale. 😉

Ma se uno ti chiedesse come iniziare… cosa gli consiglieresti?

Splendida domanda.

Gli risponderei:

Quali sono quelle cose della tua vita che ti riescono bene e che fai con piacere?

Quelle che praticheresti con il sorriso, anche gratuitamente?

Ecco, solitamente è lì che risiede il “semino” del proprio talento, spesso nascosto o mascherato da certi tipi di condizionamenti.

Voglio fare questo esempio perché secondo me rende davvero l’idea di ciò che può essere un talento nascosto, “osteggiato”.

Un mio carissimo amico si trovava nella fase che potremmo classificare come “crisi esistenziale”: post-dimissioni dopo anni ed anni di lavoro alienante e privo di motivazioni, con tanti dubbi e paure sul cosa fare o cosa non fare della propria vita.

Questo mio amico adora leggere, ed ha una particolare “mania” di precisione: ha bisogno di avere tutto sotto controllo, e di correggere qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Per questo, si è ritrovato ad essere criticato da tutti, amici e familiari (e da se stesso in primis).

Tutto ciò andò avanti fino a quando non cominciò simpaticamente a condividere con me tutti i “refusi” dei libri che leggeva: ripetizioni, punteggiature e così via, appuntate scrupolosamente e con un ordine meticoloso.

Al che, senza pensarci troppo, gli esclamai: “Ma guarda, questo atteggiamento che tanto ti critichi ti renderebbe il correttore di bozze migliore della storia. Fossi in te manderei tutto questo lavoro alla sua casa editrice!”

E da lì, un click.

Si illuminò.

Forse aveva trovato come indirizzare il suo talento mascherato da impedimento.

Ed il resto è in corso d’opera… magari sarà il revisore del prossimo libro che scriverò, chissà!

Ritornando quindi alla domanda e a dare del “tu” a quel qualcuno, la chiave è scoprire il tuo talento (o talenti!), la tua predisposizione nel mondo.

E farla diventare in modo tutto tuo una grandissima soddisfazione e divertimento… nonché – con il tempo, compromessi iniziali e senza aver troppa paura di cadere una, due, dieci volte – anche una fonte di retribuzione.

Se davvero ti piace, se davvero lo senti, allora prova: potrebbe davvero essere la tua strada.

E non è affatto detto che la direzione debba essere una, ed una soltanto!

Il percorso si può plasmare, direzionare a seconda dei cambiamenti interiori e svolte esperienziali che si manifestano in corso d’opera.

Insomma: ascoltati il più possibile, lascia fluire ciò che sei, e sarà la strada con il giusto tempo a crearsi dinanzi a te! 🙂

Utilizzi il web in una delle sue forme? Sito web, Social, email…

Il canale web che utilizzo di più è il social “facebook“, soprattutto il mio profilo personale “Francesca Amadahy Più“, la mia pagina ufficiale di nome “Follow the Green Bunny” e il mio gruppo di supporto, condivisione e informazione su alimentazione e salute “Domande e Risposte sulla alimentazione Vegan, Crudista, Fruttariana“.

Da poco ho iniziato ad utilizzare Instagram (pare facile ma per me è un mondo a parte!) e LinkedIn, interessante scoperta!

Presto dovrebbe essere online anche il mio sito\blog dove saranno raccolti tutti i miei contenuti, pubblicazioni, eventi, collaborazioni, video, ricette! Ma voglio essere sincera e dichiarare che sono alquanto “giurassica” con la tecnologia informatica!

Per questa ragione la sua pubblicazione mi sta prendendo più tempo del previsto.. ma, stoicamente, non mollo! 🙂

Sei una “freelance dentro”? Hai mai pensato di tornare a lavorare come dipendente?

Mi perdonerai se in questo discorso sarò lievemente “anarchistically incorrect“: in realtà non ho nulla da dire su chi sceglie un lavoro da dipendente, se appagato e soddisfatto di ciò che fa e se non ha lasciato spegnere le proprie passioni riuscendo a vedere il lavoro come un lavoro, e senza sostituirlo passivamente alla propria vita.

Abbiamo appena cominciato a costruire le basi di una società nuova ed è un periodo di piena transizione.

Non c’è secondo me alcun confine delineato da seguire a priori.

Ad esempio, con una visione di insieme di ciò che si è e che si è predisposti a fare, anche un lavoro da dipendente può essere una occasione per mettere soldi da parte, finalizzati a realizzare successivamente un obiettivo proprio, creativo.

Insomma, l’importante a mio parere è non demonizzare nulla e vedere tutto come una opportunità senza perdersi in posizioni indossando paraocchi… sia da una parte, che dall’altra.

Parlando di me, ho fatto esperienza di svariati lavori da dipendente, i quali piano piano sono stati affiancati – grazie anche all’appoggio della mia famiglia – alle prime esperienze creative.

È stato un divezzamento naturale, che mi ha portata ad utilizzare sempre più creatività e meno “dipendenza” in ciò che faccio, sino ad arrivare ad oggi.

Ed oggi sono soddisfatta di ciò che sono, e sarei ugualmente soddisfatta se per qualsiasi motivo avessi “necessità” di lavorare nuovamente come dipendente in ambiti a me affini.. perché avrei comunque quella visione di insieme che non mi farebbe “alienare” e vivere quel lavoro come “il luogo dove passerò resto della mia esistenza”, soprattutto non la vivrei come un passo indietro; anzi, sarebbe più una occasione temporanea finalizzata a ciò che è il raggiungimento dello scopo del momento.

Ad ogni modo, ad oggi non ne ho ancora sentito il bisogno di rinnovare una esperienza da dipendente, e nel futuro.. chi può dirlo!

Chissà, magari si rivelerebbe anche una esperienza piuttosto interessante, tenendo conto della consapevolezza acquisita sino ad oggi.

Come dicono dall’altra parte della Manica, “Just go with the flow“… 🙂

L’inglese è importante per te?

L’inglese non è importante, è FONDAMENTALE!

Qualsiasi cosa si voglia fare o intraprendere, sapere cavarsela comunicando con chiunque è di basilare importanza.

Mi ha ampliato tantissimo gli orizzonti delle possibilità, condivisioni e contatti utili.

Capisco che, per chi è fuori dall’ambito di studio da molto tempo, non abbia così tanta voglia di rimettersi a studiare questa lingua…

In realtà – a meno che le scelte di vita siano mirate a livelli di alta conoscenza grammaticale della suddetta (anche se, a quel punto, non ci si chiederebbe nemmeno se vale o meno la pena di studiarlo a fondo) – basta davvero poco per “allenare” la comprensione linguistica e di comunicazione, sino ad arrivare ad un livello più che sufficiente.

Alla fine basta iniziare, a seconda dei gusti, a guardare, leggere o ascoltare musica, serie TV, youtubers, documentari, libri e conferenze in lingua inglese (aiutandosi inizialmente col sottotitolo o traduzione in italiano), e piano piano – con divertimento – si fanno propri i significati, i discorsi, i modi di dire, addirittura si inizieranno a differenziare gli accenti!

Allenamento e costanza portano risultati eccellenti… infatti, grazie a questi escamotages, mi difendo ancora ad un buon livello “B2” in inglese, nonostante siano passati 14 anni dalla mia ultima lezione 😉

Come si superano i momenti difficili?

Se mi è consentito, vorrei rispondere a questa domanda citando uno tra i miei libri preferiti.

“Che cosa faresti, se non avessi paura?”.

Prese a riflettere su quanto aveva scritto.

Era consapevole che talvolta alcune paure possono essere positive. Se temiamo che in assenza di provvedimenti una certa situazione possa peggiorare, è probabile che questo timore ci spinga ad agire con maggiore prontezza.

Ma se la paura è così forte da impedire qualunque iniziativa, allora diventa “negativa”.

Gettò uno sguardo furtivo a destra, nella direzione verso cui non si era mai spinto, e la paura lo attanagliò nuovamente.

Allora respirò profondamente, girò a destra e cominciò a procedere lentamente verso l’ignoto.

Mentre cercava di orientarsi, Ridolino temette, a tutta prima, di aver aspettato troppo a decidersi di lasciare il Deposito di Formaggio F.

Era rimasto tanto tempo senza Formaggio e si era notevolmente indebolito, cosicché ora la perlustrazione del Labirinto gli risultava assai più faticosa del solito.

Giurò a se stesso che se mai gli fosse capitato di nuovo, sarebbe uscito dal guscio molto prima, cercando di adattarsi al cambiamento più in fretta.

Tutto sarebbe stato più facile.

Confortato da questo pensiero, sul suo volto comparve l’ombra di un sorriso.

‘Meglio tardi che mai’, disse tra sé e sé.

Chi ha spostato il mio formaggio?” – Spencer Johnson

Il tuo più grande errore (nella tua vita professionale)?

Foscolo asseriva che “non ci sono errori, ma opportunità per conoscere le cose“.

Se ripenso a tutto ciò che è successo nella mia vita lavorativa, anche le cose che lì per lì mi sembravano errori madornali si sono rivelate un grandissimo passo in avanti verso ciò che sono adesso!

Ogni errore\opportunità ha fatto sì che facessi esperienza, che imparassi cose essenziali.

Agli inizi credevo molto a ciò che mi si raccontava (o romanzava in certi casi), ritrovandomi successivamente in situazioni davvero scomode.

Ora, senza perdere fiducia ed empatia nel prossimo, non ho paura di mettere e mettermi continuamente in discussione, in dinamica trasformazione, senza delegare a terze persone il mio futuro e la mia serenità lavorativa.

Quindi, certe esperienze mi sono servite proprio per crescere, per imparare a mettermi in dubbio, per provare questo piacere sconfinato nello studio e nell’analisi.

E quando la crescita avviene, certe esperienze non hanno più bisogno di palesarsi.

Hai imparato.

Come si dice? Non attrai ciò che vuoi, attrai ciò che sei (e che ti serve, aggiungo io!).

Un consiglio “forte” per chi vuole diventare freelance?

Voglio rispondere a questa domanda un po’ di getto, come a un dialogo con un fratello.

Ciò che ti consiglio è l’accettare la situazione presente, senza raccontarsela.

E l’accettarsi in ogni momento.

Spesso non accettiamo noi stessi ed il nostro interno pulsare “controcorrente”, proprio perché nella società odierna c’è un flusso lineare oramai obsoleto, celato da un velo di lobotomia di massa.

È norma quindi additare\nascondere quel che non è stereotipo, commerciale, coerente col pensiero comune.

È norma omologarsi.

È norma la resa passiva.

Ma se guardiamo bene a fondo, stiamo tutti svolgendo un gioco di ruolo nel quale nessuno è se stesso per gli altri, manifestando semplicemente ciò che si vorrebbe essere ai loro occhi.

Passa come “cosa buona e giusta” quindi la sterilità, il conformismo, il giudicarsi e l’essere giudicanti, il potere proprio ceduto a dei meccanismi che indeboliscono il benessere psicologico, fisico, animico creando “dipendenza esterna” per accettare se stessi ed essere accettati.

Ora, pensiamo per un istante a quanto ognuno di noi sia Unico.

Come è possibile che sia imposto un solo ideale di essere “giusti”?

Di corpo “giusto”?

Di alimentazione “giusta”?

Di strada “giusta”?

Di comportamento “giusto”?

Di lavoro “giusto”?

Come può essere possibile che la nostra felicità, la nostra realizzazione ed il nostro amarci dipenda da qualcosa di esterno, statico e passivo a quel che siamo?

La gabbia delle etichette e degli stereotipi giace inerme e spalancata, ed in cambio della libertà offre de-responsabilizzazione.

E come effetto collaterale, racchiude cecità ed inadeguatezza, insoddisfazione, depressione, sensazione vaga di quel “mal di vivere” così ben conosciuto a Montale.

Partire da una soddisfazione di vita (e lavorativa) da questi presupposti è davvero ardua.

Ma il momento per scardinare questo meccanismo inceppato ed uscirne è sempre Adesso! In qualunque punto del percorso di vita ci si trovi.

Noi non rappresentiamo, noi Siamo! Gli ingranaggi lasciamoli all’orologio.

Tu sei molto di più che un ingranaggio! Tu sei… Tu!

Sii, e – rispettando il momento presente, compromessi compresi a seconda delle situazioni – forgia il tuo unico ed irripetibile talento rendendolo sempre più manifesto a te, ed al mondo.

Adatta il tuo talento all’Adesso senza osteggiare ciò che sei e che hai ora.

Accetta ciò che ti è “d’ostacolo” perché tra qualche tempo ti renderai conto di quanto ti ha aiutato.

E se non riesci in questo momento ad accettare l’ostacolo, accetta il fatto di non accettarlo… e dedicati un bel sorriso.

Lascia fluire, lascia scorrere il potenziale.

E poi il resto, semplicemente… Accade.

Hai un libro o una risorsa da consigliarci?

In questo momento mi sento di consigliare due libri in particolare:

A loro diversissimo modo, sono delle splendide letture che possono davvero aiutare al risveglio da un torpore dovuto a situazioni abitudinarie, di stallo, bloccate.

Un po’ come quando si apre la finestra in pieno inverno per fare circolare l’aria viziata della notte.

Un atto necessario, responsabile, rigenerante.

Bene Francesca
Grazie per questa bella chiacchierata!
Un ultimo messaggio all’umanità? 🙂

Sii quel “te stesso” che ti fa aprire gli occhi al mattino e sorridere alla Vita.

Cambia, trasmuta, sentiti libero d’essere autentico.

Lo so, spaventa un po’.

Ma non bisogna essere dei supereroi per lasciare scorrere questa energia, nuova per la mente ed ancestrale per l’anima: il coraggio è non avere paura di avere paura.

Sii coraggioso!

Smetti di definirti. Concediti tutte le possibilità di essere,
cambia strada ogni volta che lo senti necessario.

Jodorowsky

 

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