michela locatelli consulente adwords freelance

Diventare Consulente AdWords Freelance. Intervista a Michela Locatelli.

Come diventare Consulente AdWords Freelance e viaggiare lavorando per 6+ anni aderendo ad uno stile di vita minimalista… Ne parliamo con Michela Locatelli.

Ciao Michela
“Non basta pensare fuori dagli schemi. Bisogna agire fuori dagli schemi”
(Tim Ferriss)
Chi sei?

Sono Michela Locatelli, ho 44 anni, di Milano.

Sono laureata in Filosofia ma già da prima di laurearmi la passione per quello che allora era il web che stava nascendo, mi ha subito conquistato.

Lavoro nel web dal 1998 con mansioni sempre diverse: dal web design all’html alla creazione di contenuti, gestione di ecommerce e, negli ultimi 11 anni, di pubblicità.

Ho sempre lavorato in azienda, dove ho imparato a fare il mio mestiere, lavorare in team e confrontarmi con gli altri.

Ma la vita di ufficio non mi è mai piaciuta particolarmente e così 6 anni fa ho deciso di dare le dimissioni da Google, dove lavoravo da 5 anni, e mettermi in proprio.

Cosa fai esattamente? Di cosa ti occupi?

Mi occupo di creare e gestire campagne Google AdWords.

Lavoro sia con clienti diretti che con agenzie.

Ci sono stati dei momenti difficili nel percorso che ti ha portato a diventare freelance?

La cosa più difficile di tutto il percorso è prendere la decisione, fare il primo passo.

Ci si sente sopraffatti dal giudizio degli altri, dei colleghi, degli amici, dei familiari, che non capiscono come si possa fare una scelta del genere.

A me è servito tanto leggere le storie di chi lo aveva fatto prima di me e capire che in realtà non c’era niente di strano e di pericoloso e comunque, se non fosse andata bene avrei potuto trovare un altro lavoro in azienda.

Ovviamente prima di mollare tutto ho fatto una sorta di skill assessment, ovvero ho cercato di capire se la mia professionalità fosse ricercata sul mercato e come potevo farla fruttare. Una volta capito questo, sono partita molto più serena e decisa.

Il secondo ma forse più importante passo prima di lasciare il vecchio lavoro, è l’aspetto economico.

Siccome non sai quanto tempo ci vorrà prima di iniziare a guadagnare e potersi mantenere esclusivamente col lavoro freelance, è necessario iniziare almeno un anno prima a risparmiare e mettere da parte quanto più denaro possibile.

Io poi ho associato la mia svolta freelance all’abbracciare un tipo di vita minimalista, iniziando a sottrarmi al vortice del consumo, cosa che mi ha permesso di risparmiare molto e acquisire una certa tranquillità economica per i primi anni del lavoro in proprio.

Come trovi i tuoi clienti?

Non ho un sito perché non ho mai avuto bisogno di pubblicizzarmi e ho sempre trovato i miei clienti grazie al passaparola e al networking.

Ho usato Elance* qualche volta agli inizi ed è stato molto utile, anche come autovalutazione del mio lavoro e del mercato.

* oggi Upwork.

Quali sono i tuoi clienti ideali?

Sono quelli che “crescono con me”.

Quelli che si interessano a quello che faccio, che mi fanno domande, che sono creativi e vogliono esplorare.

Con questi si lavora bene e io mi sento molto più parte del loro business che non una semplice consulente.

Che percorso consiglieresti a chi vorrebbe diventare freelance?

Io consiglierei a chiunque, soprattutto se giovane e con poca esperienza, di fare prima qualche anno in azienda/agenzia per imparare il più possibile e crearsi i contatti giusti.

Lavorare da soli ha i suoi enormi vantaggi ma imparare da chi ne sa più di te è sempre la via migliore.

Nonostante questo e anche se il mio primo cliente mi è arrivato tramite una mail di un amico, mentre ero letteralmente in spiaggia a Bali, anche per me i primi tempi sono stati duri.

Un cliente solo non basta, certo ti dà qualche soldo e molto entusiasmo, ma bisogna essere pronti ad affrontare periodi con entrate molto limitate e discontinue.

Bisogna essere pronti a fare altri lavori nel frattempo ad esempio (io lavoravo in un bar part-time) e ridurre di molto i propri bisogni oppure andare a vivere in un posto che costi poco.

Un consiglio importante per chi vuole diventare freelance?

Un altro consiglio importante è: non diventate freelance se non siete in grado di auto-gestirvi.

Lavorando da soli non ci sarà nessuno a farvi alzare dal letto la mattina, a tenervi legato ad una sedia o a rispettare le scadenze.

Sembra facile ma l’autodisciplina non è da tutti e difficilmente si impara.

Hai detto che a te è servito leggere le storie di chi aveva fatto il passo prima di te. Dove le trovavi quelle storie 6 anni fa? Qualche bel sito in particolare?

Il libro che mi ha decisamente influenzato di più e mi ha fatto capire che si poteva fare è “Adesso Basta” (e poi anche il seguito “Avanti Tutta“) di Simone Perotti. Un manager italiano che a 40 anni ha deciso di lasciare una brillante carriera nel mondo della comunicazione per fare lo scrittore e lo skipper.

Altri siti:

  • https://bonificiesogni.com*, storia di una bancaria che ha lasciato il posto fisso;
  • http://www.flipthroughtheworld.com due ragazzi che hanno lasciato il lavoro e la carriera e si sono trasferiti in Australia.

* Al momento il dominio sembra essere scaduto. [N.d.R.]

Come si fa uno skill assessment? Come lo spiegheresti ad uno che vuole lanciarsi sul mercato adesso?

Si tratta di valutare in maniera estremamente onesta e realistica le proprie skill professionali e cercare di capire come ci si posiziona nel mercato del lavoro.

Ad esempio, io ho lavorato per 5 anni intensamente su AdWords e posso dire di aver raggiunto un livello di conoscenza dello strumento più che buono che mi permette di vendermi sul mercato come consulente esperto.

Parliamo del minimalismo. Come e perché lo consiglieresti agli altri? E secondo te perché le persone hanno difficoltà ad abbracciare una stile di vita minimalista?

Al minimalismo sono arrivata per necessità e poi piano piano è diventato uno stile di vita.

Ho iniziato a pensare a quante ore di lavoro corrispondessero i miei (spesso inutili) acquisti.

A cosa significava un paio di jeans da 150€ o un paio di scarpe o una cena al ristorante.

Significava che quei jeans erano X ore di lavoro.

E siccome non ero più soddisfatta del lavoro che facevo e farlo mi pesava molto, ho pensato che se fossi stata in grado di ridurre i miei bisogni consumistici, avrei di conseguenza potuto ridurre le ore di lavoro necessarie per poter guadagnare quei soldi.

Il risultato ora è che lavoro per poter vivere in maniera tranquilla, non per avere i soldi per comprare cose di cui non ho bisogno.

Ora lavoro per poter vivere in maniera tranquilla, non per avere i soldi per comprare cose di cui non ho bisogno.

Preferisco lavorare 3 ore al giorno e non comprare vestiti nuovi ogni stagione.

Che non vuol dire essere poveri, ma dare il giusto peso alle cose e soprattutto al tempo che “vendiamo” per poter guadagnare denaro.

Per diventare minimalisti il primo passo è riflettere sulle proprie priorità: cosa è più importante?

  • La carriera? I soldi? I vestiti, gli oggetti?
  • O il tempo libero, lo studio, le esperienze, i viaggi, i rapporti con le persone?

Una volta riassestata la propria scala delle priorità, è facile agire di conseguenza.

C’è un bella frase che dice: “se vuoi davvero vedere dove risiedono le tue priorità, guarda a due cose: il tuo calendario e il tuo conto in banca“.

Oltre alle dimissioni… Ci sono state delle scelte che hai dovuto fare? Delle rinunce? Dei sacrifici?

Diventare nomade per me è stata una liberazione.

L’idea di avere tutto ciò che mi serviva nel mio zaino e poter viaggiare per mesi era elettrizzante.

Lo è stata per diversi anni, finché circa un anno fa, ho iniziato a sentire il bisogno di avere di nuovo una casa, un punto fisso in cui stare bene, costruire qualcosa e poi ripartire per viaggi più brevi.

Quando si sta via molto da casa i legami si assottigliano ed è inevitabile sentirsi spesso soli.

Se poi si hanno dei buoni amici e un buon rapporto con la propria famiglia, dopo un po’ la lontananza pesa.

Quanto definiresti importante la conoscenza dell’inglese…o di un’altra lingua straniera? E se lavori anche con il mercato internazionale… Come trovi che i mercati esteri siano differenti dal mercato italiano?

Per il mio lavoro in realtà poco.

Nel senso che uno potrebbe benissimo lavorare solo con il mercato italiano.

L’italiano può essere una skill vincente in alcuni casi perché viene ricercata da imprese estere che vogliono espandere il loro business anche in Italia.

Magari hanno persone al loro interno bravissime con AdWords ma poi non sanno scrivere gli annunci in italiano e gli serve un madrelingua.

Dall’altro punto di vista, il mercato italiano dell’online advertising è decisamente più ristretto paragonato a quello english-speaking e quindi, soprattutto all’inizio, si avrà molta più difficoltà a trovare clienti.

Cos’è il successo per te?

Il successo nel lavoro è fare qualcosa a cui dedichi poco tempo ma che ti fa guadagnare molto.

Per “molto” non intendo diventare ricchi, ma soddisfare i bisogni più importanti senza preoccuparsi troppo.

Il lavoro è solo una piccola parte nella vita, ma è da lì che poi viene il benessere per il resto del tempo.

È un target difficile ma è quello a cui voglio arrivare.

Che percorso consiglieresti ad un aspirante Consulente AdWords Freelance?

AdWords non è per niente complesso da imparare e chiunque può iniziare da solo ma la differenza si fa con l’esperienza e l’uso costante.

Più si fanno campagne più si impara perché il sistema è estremamente dinamico.

Il mio suggerimento è di affiancarsi a qualcuno di esperto che può dare risposte sul mercato e sull’uso pratico che un principiante da solo non troverebbe su nessun manuale.

Anzi, credo che il percorso migliore sia ancora quello di iniziare a lavorare in un’agenzia media o adv per uno o due anni e imparare il più possibile, stabilendo contatti e allargando il proprio network.

Che importanza dai al concetto di trovare una nicchia?

Tantissima.

Penso sia la chiave per avere un lavoro nel futuro.

Quando ho iniziato come freelance (circa 5 anni fa) mi proponevo come: esperta AdWords, editor di contenuti, consulente SEO, copywriter… non che fosse tutto vero, ma il mercato era più confuso di me e le richieste di profili erano così.

Adesso se mi chiedono di fare campagne Facebook rispondo che non è il mio settore.

Addirittura le persone iniziano a specializzarsi all’interno di AdWords ad esempio per fare solo campagne Shopping.

Da una parte il cliente rimane un po’ deluso perché vorrebbe avere solo un consulente che gli faccia tutto, ma dall’altra capisce subito che se gli dici che fai solo una cosa, significa che la fai bene

Come vedi il futuro del tuo settore? Ci sono prospettive?

Molto buono, è in costante crescita da almeno 10 anni e nulla fa pensare a grossi cambiamenti nel mondo adv a breve termine.

Google rimarrà ancora il leader per la SEM perché la SEM è ancora la formula di online advertising che funziona meglio in assoluto.

Questo per il mercato occidentale, per il resto, avendo tempo e voglia mi metterei a studiare il cinese e l’uso di Baidu*.

* Baidu è il principale motore di ricerca in lingua cinese, in altre parole il “Google cinese”. L’utilizzo di Google in Cina infatti è praticamente insignificante secondo alcune statistiche. [N.d.R.]

Bene Michela
Grazie per questa bella chiacchierata!
Un ultimo messaggio all’umanità?

“Se ti interessa la libertà, devi iniziare a scavare un tunnel.” (S. Perotti)

Essere liberi dipende solo da noi e da quanto siamo disposti ad impegnarci per realizzare questo obiettivo.

Il resto sono solo scuse.

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