Giulia Pieri Vegetal Chef Freelance

Diventare Chef Freelance. Intervista a Giulia Pieri

Come diventare uno chef di nicchia freelance e lavorare tenendo corsi di cucina vegetale e cene su richiesta? Ne parliamo con Giulia Pieri, Raw Vegetal Chef.

Ciao Giulia
“Cucinare è come amare, o ci si abbandona completamente o si rinuncia.”
(Harriet Van Horne)
Di sicuro noi non rinunciamo alla prima domanda: 

Chi sei?

Mi chiamo Giulia Pieri, ho 39 anni e sono originaria di Cesena, dove vivo. Le mie passioni sono da sempre la cucina e i viaggi.

Fino ad oggi la mia Università è stata soltanto la vita. Dopo il diploma di Ragioneria, ottenuto con grande fatica e svogliatezza, ho deciso di non proseguire gli studi perché non avevo idea di cosa avrei voluto fare nella vita.

Ho cominciato a lavorare come impiegata e per 10 anni sono passata da una scrivania all’altra, senza sentirmi mai al posto giusto, gratificandomi con i viaggi e il tempo libero nel fine settimana.

Per anni mi sono sentita una disadattata, non capivo perché non riuscivo ad accontentarmi come gli altri di avere un lavoro che mi permetteva di trascorrere il tempo libero coltivando la mia passione per la cucina e tra un licenziamento e l’altro percepivo sempre più forte la voglia di staccarmi da quella strada sicura e stabile ma per me terribilmente noiosa e monotona.

Se immaginavo il mio futuro mi vedevo sempre più circondata da pentole e fornelli. E infatti da lì a poco è successo.

Quando sono stata licenziata dall’ultima azienda per cui lavoravo, anziché disperarmi come i miei colleghi, ci ho visto una potenzialità immensa. Finalmente potevo uscire da quel tunnel e iniziare una nuova vita! Seguendo la mia passione per la cucina.

Per 4 anni ho fatto le stagioni estive in pasticceria, qui in Romagna le possibilità non mancano, a patto che tu sia disposto ad essere un po’ sottopagato… In inverno invece facevo corsi, stage, viaggiavo, trovando lavoretti saltuari, mi davo da fare per imparare sempre più cose.

Tra un’esperienza e l’altra, ho cominciato a prendere più consapevolezza di me stessa e del pianeta: gli sprechi, l’egoismo, l’indifferenza, gli sfruttamenti mi hanno avvicinato prima alla cucina vegetariana e poi a quella vegana.

Questo succedeva molto prima che il vegan diventasse di moda. Quel cibo, che tanti sottovalutavano e reputavano “per uccellini”, mi faceva sentire più leggera, in forma e carica di energia, oltre che in linea a un contesto più etico e compatibile con i nostri giorni.

Poi ci sono ricascata, è arrivato un altro lavoro fisso, di cui sono però molto grata perché per 2 anni mi ha dato modo di sperimentare con ingredienti a base vegetale. In quel periodo ho costruito tantissimi piatti, ho carpito consistenze, sapori, ho collezionato scoperte.

I miei piatti, che spesso prendevano ispirazione dai viaggi, riscuotevano un certo entusiasmo, così, un po’ per gioco, un po’ perché nella vita le occasioni bisogna sapersele creare, comincio a proporre alcune cene vegan nei ristoranti della zona assieme a Messalina Fratti, carissima amica e nota cantante ravennate. Da allora non mi sono più fermata.

Cosa fai? Di cosa ti occupi per la precisione?

Mi occupo di cucina vegetale.

Tengo corsi di cucina, spesso in collaborazione con medici, naturopati ed esperti di alimentazione.

Preparo corsi e cene su richiesta.

Mi sposto spesso a seconda delle richieste e questo mi piace molto perché mi permette di conoscere contesti nuovi, vedere oltre la realtà della mia zona.

Una cosa impagabile del mio lavoro è che posso SCEGLIERE quando fermarmi, posso gestire il mio lavoro in base alle mie esigenze e alle mie possibilità.

Per me la cucina è un mondo in continua evoluzione, esattamente come la vita.

In questo momento sto dedicando molto tempo agli esperimenti con i cibi fermentati e la cucina crudista.

Due grandi passioni: la cucina e i viaggi. E i viaggi che ispirano i tuoi piatti. Potresti dire che seguire la tua passione per il viaggio è stato determinante per caratterizzarti come chef, differenziarti dagli altri e quindi per avere più successo?

Certamente i viaggi hanno influenzato molto la mia cucina e le mie competenze.

Senza nulla togliere alla cucina italiana, che trovo comunque incomparabile, il mio istinto ha bisogno di tuffarsi altrove per ricercare ingredienti, spezie, profumi e modi di cucinare diversi da quelli che conosco.

Amo farmi contaminare e creare mix insoliti in cucina. Mi piace sperimentare e questo mi ha permesso nel corso degli anni di affinare il mio gusto e quello dei miei piatti.

Fino a ora posso dire che ha funzionato. Per fortuna i romagnoli sono in genere persone dalla mente abbastanza aperta.

Vegetarianismo e Veganismo riscuotono da una parte un certo successo dall’altra accendono aspre polemiche. Per alcuni sono mode, per altri ideologie. Da un punto di vista del marketing potrebbero essere semplicemente esempi di nicchie di mercato. Che ne pensi? E come le vivi tu?

Mi sono avvicinata prima al vegetarianismo e poi al veganismo perché mi sembravano concetti giusti e coerenti con il momento storico che stiamo vivendo.

Sinceramente cerco di fare quello che posso per migliorare un Pianeta che negli ultimi decenni è stato inglobato dalle multinazionali, dal potere e dall’avidità dell’uomo.

Mi auguro che il mio lavoro spinga le persone a riflettere sulle proprie scelte quotidiane, non si tratta soltanto di alimentazione ma di rispetto dell’ambiente che ci ospita.

Sono certa che l’unica soluzione sia fare qualche passo indietro e ritornare a vivere come un tempo, riducendo i consumi per dare spazio a una vita più in simbiosi con la natura.

Parliamo di clienti. Chi sono stati i primi e come li hai trovati?

I primi clienti sono stati gli amici.

Ero solita invitare tanti amici a casa, facendo molti esperimenti avevo sempre bisogno di qualcuno che testasse. Insomma, avevo bisogno di cavie!

Dalle cene ai corsi il passo è stato breve: in tanti non avevano idea di come si cucinassero quei piatti, così ho iniziato a insegnare loro delle ricette. Poi gli amici hanno cominciato a portare altri amici e il giro si è allargato.

E adesso? Come trovi i tuoi clienti?

Devo ammettere che il più delle volte accade con il buon vecchio passaparola!

E ovviamente la rete di Facebook, che è uno strumento prezioso per diffondere i miei eventi e mostrare quello che faccio.

E infatti hai una bella e seguita pagina Facebook dove organizzi eventi e posti foto di piatti gustosi e originali! 🙂
So che utilizzi anche Facebook Advertising a volte. Come ti trovi?

Si ho utilizzato qualche volta Facebook Advertising ma sinceramente non mi ha dato grandissimi risultati.

Non ho un buon rapporto con la tecnologia, come ho detto prima la mia pubblicità migliore è quella reale che spesso arriva tramite amicizie e conoscenze ed è sicuramente quella che apprezzo di più!

Ci racconti un modo un po’ curioso o originale, se ce l’hai, con il quale hai trovato clienti?

Una cosa curiosa che mi è capitata – e tuttora mi succede – è conoscere persone con Blablacar che poi finiscono per venire ai miei eventi e corsi!

Blablacar è per me uno strumento impagabile, mi capita spesso di usarlo per spostarmi da Nord e Sud. Si finisce sempre per chiacchierare con il conducente e gli altri passeggeri e ogni volta viene fuori quello che faccio nella vita. Evidentemente il mio lavoro desta curiosità e interesse.

Chi mi conosce sa che la mia indole non è invadente e aggressiva: mi piace parlare di quello che faccio e stimolare gli altri avvicinandoli a uno stile di vita e a un’alimentazione più sana, più in linea con i nostri tempi. E spesso il mio messaggio arriva, senza troppe pressioni!

Essere freelance è anche questo:
non distingui più quando stai lavorando e quando invece sei in vacanza.

Essere freelance è anche questo: non distingui più quando stai lavorando e quando invece sei in vacanza, ma il bello è anche questo!

Mi hai detto che per anni ti sei sentita una “disadattata”, ma in fondo sapevi già qual era la tua strada: ti immaginavi infatti tra “pentole e fornelli”. Anch’io ricordo di aver fatto molta fatica a trovare una mia strada e ricordo anche il senso di frustrazione e ansia. Cosa possiamo dire a quelle persone che vivono situazioni simili? Qual è stato il punto di svolta per te? O l’insegnamento che hai ricevuto dalla tua esperienza…

Prima ancora di capire qual era la mia strada ho cercato di buttarmi in mille cose: musica, disegno, agricoltura… E ho viaggiato tanto. Penso che quando ti stacchi dalla tua quotidianità la mente diventi più reattiva, più libera, più predisposta a cogliere nuovi spunti.

È stato proprio durante un lungo viaggio in Australia che mi sono resa conto, vivendo in un ostello, che cucinare per me e per gli altri mi riusciva bene e con facilità.

Da lì a poco ho capito che farlo mi rendeva anche felice.

Sperimentare in cucina e gratificare gli altri attraverso il gusto dei miei piatti: ecco quello che volevo fare!

C’è però voluto un po’ di tempo per metterlo in pratica.

Il fatto che in inverno facevi corsi e stage e ti davi “da fare per imparare sempre più cose” si riallaccia a due trend che compaiono spesso nelle mie interviste: uno è quello sui sacrifici, l’altro è quello che non si smette mai – e non si deve smettere mai – di imparare. Anche tu hai dovuto fare sacrifici o scelte o rinunce?

Certamente.

Non è stato facile ripartire da zero e intraprendere una nuova strada.

In questi ultimi anni la cucina ha acquisito molta importanza, la cucina vegan è in pieno fermento e il web trabocca di professionisti e non!

Ma io ho imparato questo lavoro facendo le stagioni nella Riviera Adriatica, pagata al minimo storico e per un numero infinito di ore e per un bel periodo di tempo questo ha messo a dura prova la mia vita sociale e sentimentale.

Penso che quegli anni siano stati però essenziali per quello che faccio ora.

Mi sono resa conto che posso essere una lavoratrice instancabile quando si tratta di un lavoro che mi entusiasma, ma allo stesso tempo ho imparato anche a prendere tutto con la giusta misura e a dedicare del tempo a me stessa.

La vita è un insegnamento continuo, non smetterò mai di ripeterlo a me stessa e agli altri.

Non si smette mai di imparare.
Anche nel tuo settore è importante “l’aggiornamento professionale”?

Nella cucina, così come in qualsiasi altro settore, non si smette mai di imparare.

Se sei una persona curiosa trovi spunti ovunque.

Personalmente ho bisogno di evadere ogni tanto e cercare nuovi stimoli, che non sempre sono lontani, anzi, spesso sono dietro l’angolo, ad esempio a casa di qualche persona anziana oppure quando mi immergo nella natura.

Per me è molto importante anche lo scambio con colleghi e amici: ci si arricchisce a vicenda, non amo tenere segreti per me, credo nella condivisione degli spazi e delle conoscenze.

Ci si arricchisce a vicenda,
non amo tenere segreti per me,
credo nella condivisione degli spazi e delle conoscenze.

Tutte le occasioni sono ottime per imparare e non parlo soltanto di corsi e workshop ma della vita, che considero piena di stimoli e occasioni per crescere.

Durante le mie frequenti trasferte in Sicilia negli ultimi due anni ho imparato tantissimo: è stato un arricchimento sia personale che culinario.

Viaggiando, conoscerai l’inglese abbastanza bene, suppongo… È importante anche nel tuo settore l’inglese? Anche solo come opportunità formativa?

L’inglese è importante in questo lavoro come del resto in tutti gli altri: è un’opportunità per conoscere ed esplorare altri territori e comunicare con persone che non parlano la tua lingua.

Che si viaggi o meno, l’Italia è un paese molto turistico, quindi può spesso capitare di incontrare persone straniere che hanno cose interessanti da dire e con le quali potere interfacciarsi.

Oltre al fatto che fare un salto fuori dall’Italia è sempre formativo e d’aiuto per me per acquisire nuovi stimoli, fare qualche corso o trovarmi a tavola con persone del luogo.

Hai vissuto momenti difficili nel tuo processo di diventare freelance? Come si superano i momenti difficili?

I momenti difficili ci sono. Non possiamo pretendere che un’attività freelance possa sempre andare a gonfie vele.

Considero i momenti difficili come una riflessione, un momento di pausa in cui mi fermo a pensare, elaboro eventuali errori e penso ad attuare cambiamenti per il futuro.

È umano e sacrosanto sbagliare ed è importante accettarlo senza colpevolizzarsi poiché succede a tutti ed è un modo per migliorare se stessi.

Il tuo più grande errore?

Ne ho fatti tanti! Ma come ho detto, in una fase successiva della vita tendo a non considerarli più errori ma insegnamenti.

Il tuo più grande successo?

Non amo troppo parlare dei miei apprezzamenti… preferisco sempre che siano gli altri a farlo.

Pensandoci bene però devo dirti che considero un grande successo quello di avere soddisfatto i gusti dei siciliani.

Considero la Sicilia la patria assoluta del gusto… e per me avere avuto un ottimo riscontro tra i siciliani è stato davvero appagante!

La scelta più azzeccata che hai fatto nella tua vita (professionale)?

Credo che la scelta più azzeccata sia stata proprio quella che è arrivata in modo naturale dopo quattro stagioni nella ristorazione alberghiera: abbandonare la cucina tradizionale e sperimentare con gli ingredienti vegetali.

In realtà non l’ho mai sentita come una scelta ma più come un sensazione interiore: sentivo che il mondo aveva bisogno di pulizia, rinnovo ed evoluzione.

Un consiglio “forte” per chi vuole diventare chef, o per diventare freelance…

Nella mia vita in realtà non ho mai pensato di diventare chef!

Quindi se c’è un consiglio che posso dare è di non pensare all’arrivo ma al presente.

Le cose arrivano con il tempo, con i sacrifici e la passione.

Ma molto importante è ascoltare il nostro istinto, che difficilmente sbaglia.

Che percorso consiglieresti ad un aspirante chef freelance?

Ognuno secondo me ha il proprio percorso a seconda di dove vuole arrivare.

Penso che nel mio caso abbia funzionato molto il fatto di essere una persona aperta e generosa con gli altri. Quando posso mi piace dare agli altri senza pretendere nulla in cambio.

Un’altra cosa che mi sento di consigliare è non porsi limiti e non farsi bloccare dalle paure, perché spesso ci si ingabbia con le proprie mani.

Cosa consiglieresti a chi ti chiede un libro, un corso… un primo passo per imparare a fare quello che fai tu?

Nel 2012 feci un corso con Vito Cortese e Sara Cargnello, pionieri della cucina crudista in Italia. Per me è stato un momento molto importante perché mi ha aperto un mondo che non pensavo potesse esistere.

Ora… di libri, video, ricette da cui prendere spunto ce ne sono tantissimi anche sul web.

Possono servire per aprire una porta ma poi è importante sperimentare dando la propria impronta ai piatti.

Un consiglio che mi sento di dare è di modificare sempre le ricette seguendo il proprio istinto e il proprio gusto personale… in questo modo darete ai piatti la vostra personalità che pian piano si affinerà sempre di più.

Come vedi il futuro del tuo settore? Ci sono prospettive?

Penso che nel futuro nasceranno sempre più lavori freelance, non solo nel settore dell’alimentazione, perché c’è bisogno di ritornare a un lavoro più individuale, più in linea con il nostro sentire.

Per quanto riguarda lo chef, in particolare quello specializzato in cucina vegetale, vedo grandi prospettive. Ormai, per fortuna, c’è grandissima apertura da parte di (quasi) chiunque a una cucina più sana e più etica a livello ambientale.

Bene Giulia
Grazie per questa bella chiacchierata!
Un ultimo messaggio all’umanità? 🙂

Non sono molto brava con le parole, quindi i messaggi più belli li potrò dare con i miei piatti e con le immagini dei miei esperimenti che posto quasi quotidianamente sulla mia pagina Facebook: Giulia Pieri Raw Vegetal Chef!

La pagina Facebook è anche il modo più semplice e immediato per contattarmi e rimanere in contatto con me.

Se invece hai qualche domanda da farmi me la puoi fare anche qui sotto nei commenti…

Grazie per aver letto questo articolo, spero di vederti di fronte ad uno dei miei piatti un giorno. 🙂

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