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Diventare Grafica Freelance. Intervista a Sara Perico

Come cambiare vita a 35 anni, ripartire da zero, decidere di dedicarsi a quello con cui ci si sente veramente in sintonia e diventare grafica freelance. Ne parliamo con Sara Perico.

Ciao Sara
“Il segreto del cambiamento è concentrare tutta la propria energia, non nel combattere il vecchio, ma nel costruire il nuovo.” (Socrate)
Raccontaci chi sei?

Mi chiamo Sara Perico, ho 43 anni (quasi!), sono madre di una ragazza di 15 anni, vivo in provincia di Milano e la mia vita di adesso è completamente diversa da quella di 10 anni fa.

Ho studiato ragioneria e per più di 16 anni ho lavorato come impiegata in uno studio contabile. Per molti anni ho creduto che quella fosse l’unica cosa che sapessi e potessi fare, mi sembrava quasi impossibile fare qualcosa di diverso, ma a 35 anni la mia vita è cambiata grazie a delle importanti scelte che ho avuto il coraggio e l’audacia di compiere.

C’è stato un momento in cui non trovavo più alcun nesso tra me stessa e quello che facevo nella quotidianità; le mie giornate erano caratterizzate da una netta e forte divisione tra l’essere e il fare che ad un certo punto è diventata insostenibile.

Così ho deciso di agire in un modo che forse può sembrare sconsiderato, ma per me si è rivelato salvifico.

Noi evolviamo continuamente ma non sempre l’ambiente in cui viviamo evolve insieme a noi e quando questo non accade andiamo in crisi dando spesso la colpa all’ambiente, alle persone che ci circondano, alle relazioni.

Ma la responsabilità è tutta nelle nostre mani e soprattutto nelle nostre scelte, l’evoluzione va avanti e non resta altro da fare che arrendersi a questa eterna verità e seguire il flusso.

Tra il 2009 e il 2010 mi sono lasciata alle spalle tutto quello che non era più in sintonia con me: lavoro, relazione, casa.

Ho resettato il sistema, formattato il disco e sono ripartita da zero.

Senza lavoro, senza soldi ma con tanto entusiasmo ho scelto di partire da quello che mi piaceva fare e da ciò che avrei voluto essere.

Il mio motto era: voglio che non ci sia distinzione tra ciò che sono e ciò che faccio.

Non è stato facile, non è stato immediato, ho rinunciato a molte cose, soprattutto alla certezza economica di un lavoro a tempo indeterminato e ben pagato, ma mi sono salvata la vita e ora posso dire che il mio essere e il mio fare sono allineati.

Direi che ne è valsa la pena, no?

Mi sembra un’ottima presentazione!
Ma cosa fai? Di cosa ti occupi di preciso?

Sono una grafica freelance specializzata principalmente nei settori del turismo e della moda.

All’atto pratico realizzo

  • lavori grafici per il web e per la stampa,
  • siti web,
  • brochure,
  • loghi,
  • lavori di impaginazione.

Sono diventata grafica seguendo una mia dote, ovvero la creatività.

Quando lavoravo come contabile pensavo di non essere creativa ma non era assolutamente vero: ero e sono molto creativa, semplicemente non mi davo il permesso di esprimerlo.

Dopo aver lasciato il lavoro fisso mi sono rimessa a studiare e ho frequentato una scuola di counseling e coaching relazionale.

Al termine del percorso ho scelto di non praticare come coach o counselor ma di utilizzare le conoscenze che ho acquisito sulla comunicazione, sulla relazionalità e sul funzionamento dell’essere umano nella professione di graphic designer e nel rapporto con i clienti.

Mi è molto utile per aiutarli a definire meglio i propri obiettivi in relazione al lavoro che mi stanno chiedendo in modo da sintonizzarci subito e realizzare un lavoro ottimale.

Può sembrare assurdo ma spesso il cliente non sa realmente quello che vuole…

Può sembrare assurdo ma spesso il cliente non sa realmente quello che vuole oppure sa quello che vuole ma non sa che sta cercando di ottenerlo nel modo meno funzionale o addirittura sbagliato.

Quindi prima lo aiuto a raddrizzare il tiro e ad allineare obiettivo e strumento e poi gli realizzo lo strumento più funzionale al suo obiettivo.

Questo è ciò che mi distingue come graphic designer.

Quando, come adesso, ho occasione di parlare di me, ci tengo particolarmente a raccontare la mia storia perché credo che possa servire da stimolo per persone, soprattutto donne over 35, che si sentono ingabbiate in un ruolo che non le rappresenta più, che non credono di poterne uscire o che pensano che ormai sia troppo tardi per cambiare vita.

Ho provato questa sensazione e quindi capisco il senso di impotenza e frustrazione che si prova.

Ma gli unici limiti che possono diventare insormontabili sono nella nostra mente, il resto è tutto risolvibile.

Volere è potere”.

Quando sentivo questa frase provavo quasi rabbia perché era un concetto che non ritenevo vero e soprattutto non lo ritenevo possibile per me.

Ma ora sono la prima a dirlo.

Volere è potere non vuol dire che sarà facile o che non ci saranno importanti e difficile scelte da fare, volere è potere, vuol dire che si può fare e vi assicuro che è già tanta roba!

Torniamo al momento della decisione… 35 anni e ti sentivi costretta in una gabbia di frustrazione e impotenza. Come ne sei uscita? Cosa ti sei detta? Cosa è successo nella tua testa che ti ha dato la spinta per fare quello che poi hai fatto?

L’azione che conduce ad un cambiamento è la punta di un iceberg fatto di situazioni, pensieri, emozioni – soprattutto paure.

Quello che mi ha fatto cambiare è stato il vedere che altre persone intorno a me ci riuscivano mentre io rimanevo ferma tra mille dubbi e indecisioni.

Ho deciso di abbandonare il mio lavoro sicuro da un giorno all’altro, la mattina del 4 gennaio 2010 in ripresa dalle vacanze di Natale.

Sono andata in ufficio e ho consegnato le mie dimissioni sotto gli occhi increduli di tutti.

Quello che mi ha dato coraggio è stato pensare che sicuramente qualcosa di meglio sarebbe successo e così è stato, infatti ad aprile ero finalmente libera di partire con qualcosa di nuovo e di più adatto a me.

È proprio vero che: 1) non è mai troppo tardi; 2) non si smette mai di imparare. Cosa consiglieresti a chi si trova nella situazione in cui ti trovavi tu a 35 anni?

Consiglio di dar meno retta alle paure e di più ai propri desideri profondi, ascoltare la voce interiore ed essere anche un po’ audaci.

Ma soprattutto consiglio di farsi aiutare durante la transizione ad esempio da un bravo life coach o da un counselor che in modo professionale e rapido aiutino la persona a stimolare le risorse utili per raggiungere l’obiettivo.

Io stessa mi sono rivolta ad una counselor sia perché dovevo svolgere le ore necessarie per ottenere il diploma, sia perché ne sentivo il bisogno.

Al di là della creatività hai dovuto rimetterti a studiare per acquisire le tue competenze da grafica?

Sì, ho dovuto imparare ad utilizzare i software di grafica anche se ammetto di avere una buona predisposizione all’utilizzo di programmi e tools, quindi non c’è voluto molto.

Quello che invece ho studiato è stata la parte più teorica della grafica quindi le forme, gli equilibri, l’uso degli spazi.

Moltissimo aiuto mi è arrivato dal mio compagno che è un designer e ha sicuramente accelerato il mio apprendimento!

Come hai iniziato a lavorare come grafica? Cosa è successo dal momento in cui hai preso la decisione di diventare grafica fino al momento in cui hai capito che “ce l’avevi fatta”?

Ho iniziato seguendo la parte amministrativa di un’associazione che si è estesa quasi subito alla comunicazione quindi sono partita realizzando flyer, newsletter grafiche e brochure.

Da lì ho proseguito realizzando il mio logo e il mio sito web e ho scoperto che mi piaceva un sacco, probabilmente ho un lato nerd nascosto!

Quando ho deciso di fare il salto e ho aperto la partita iva, ho capito che ormai era fatta, non so dirti se ce l’avevo fatta, ma di sicuro non sarei più tornata indietro.

Come hai trovato i primi clienti?

Ho trovato i primi clienti tramite conoscenze e soprattutto imparando a parlare di me alle persone, cosa che tendevo a non fare perché temevo di apparire egocentrica.

Quando invece ho rotto questa convinzione e ho iniziato a dire alle persone quello che facevo e in che modo potevo essere utile, sono arrivate le richieste di lavoro e di collaborazione.

Si è trattato anche in questo caso di un lavoro su di me per sciogliere delle convinzioni limitanti.

Trovo che il presentarsi in maniera efficace – quando ci viene chiesto ad esempio che lavoro facciamo – sia una caratteristica del freelance navigato, mentre chi inizia tende spesso a presentarsi in maniera timida, insicura e questo limita sicuramente la propria capacità di attrarre clienti. Sei d’accordo? Cosa possiamo dire per aiutare chi ha questo “problema”?

Assolutamente d’accordo, sapersi presentare per alcune persone è una dote naturale, anzi, ci sono soggetti molto più bravi nel vendersi rispetto alle loro effettive capacità!

Per altri invece è più complicato perché entrano in gioco giudizi, paure, convinzioni.

La prima cosa da fare è scovare questi elementi disturbanti e metterli alle strette, il più delle volte sono del tutto inutili e derivano dal passato, dall’educazione, da messaggi genitoriali introiettati.

Per farlo è necessaria una certa dose di introspezione con il supporto di alcuni strumenti come i libri.

A me ad esempio ha aiutato molto il libro “I soldi sono miei amici: come spiritualizzare la materia” di Phil Laut, consigliatomi dalla mia counselor.

Il libro non è più reperibile in cartaceo ma cercando su google il titolo si riescono a trovare facilmente delle risorse pdf gratuite.

E come trovi i tuoi clienti adesso?

Per il 80% tramite conoscenza, il restante 20% promuovendomi e proponendomi sul web attraverso alcuni gruppi sui social.

Ho anche stretto delle ottime collaborazioni con altri professionisti dalle quali nascono spesso delle possibilità di lavoro.

Una cosa che ho voluto mettere al primo posto è stata la “non località” del mio lavoro nel senso che lavoro da qualsiasi luogo nel mondo; è sufficiente che io abbia il mio PC e una connessione ad internet e il gioco è fatto!

Non accetto lavori da clienti che richiedono la presenza costante presso la sede o presso un ufficio.

Al mio cliente dico subito che il lavoro si svolgerà quasi esclusivamente da remoto ma lo tranquillizzo partecipando alle riunioni più importanti e facendogli capire che la distanza non è un problema per il raggiungimento dell’obiettivo e per la realizzazione ottimale del lavoro.

Quindi mi considero una quasi nomade digitale, dico quasi perché al momento non ho la possibilità di viaggiare quanto vorrei – sono separata e ho una figlia di 15 anni – ma un viaggetto ogni due/tre mesi me lo concedo!

Adesso ad esempio mentre sto scrivendo mi trovo in un ostello a Tirana, in Albania.

Spesso mi sento dire che faccio la bella vita e sono fortunata perché sono sempre in giro. Ma non si tratta di fortuna, si tratta di scelte e definizione degli obiettivi, una cosa che possono fare tutti.

Spesso mi sento dire che faccio la bella vita e sono fortunata perché sono sempre in giro. Ma non si tratta di fortuna, si tratta di scelte e definizione degli obiettivi, una cosa che possono realizzare tutti.

Ti è mai capitato di dire di no a un cliente? Come si dice di no a un cliente?

Si, più di una volta, sono piuttosto selettiva con i clienti.

La prima regola è:

No ai clienti senza budget.

Perché ho imparato che svendersi una volta vuol dire aprire la strada ad una tipologia di clienti che avranno sempre da ridire sul prezzo.

Poi:

No ai clienti che a pelle sento molto lontani dai miei valori.

Perché mi piace che si instauri un buon rapporto con i clienti soprattutto se si tratta di lavori continuativi.

Come si dice no?

Dipende, dal classico “mi spiace ma non ho tempo” al più sincero “mi spiace ma per quella cifra non posso e non voglio lavorare”.

Come si trovano (o come si scelgono) i clienti giusti?

Qui mi vengono molto in aiuto gli studi di PNL, coaching e counseling che ho fatto.

Studio la persona, quello che dice e soprattutto come lo dice, sposto la mia attenzione sull’ascolto dell’intuito e poi ci ragiono su.

Insomma un mix di testa e pancia!

Al 99% l’intuito ha ragione, il problema sta nell’ascoltarlo!

Hai vissuto momenti difficili nel tuo processo di diventare freelance?
Come si superano i momenti difficili?

Sfido chiunque a dire di no! Certo, ci sono continuamente momenti difficili.

Clienti che scarseggiano, clienti che non pagano, mancanza di stimolo ed entusiasmo, sono queste più o meno le tematiche che mi capitano.

Vorrei dire che le supero con un bel respiro e tanta positività ma in verità mi crogiolo nella disperazione e mi affondo nel Rescue Remedy fino a quando non mi scatta quel qualcosa che mi fa prendere in mano la situazione per sistemarla.

Il tuo più grande errore con un cliente?

Grandi errori per ora non ne ho fatti, diciamo che mi è capitato di valutare male il lavoro e fare un preventivo più basso di quello che effettivamente avrebbe dovuto essere.

Fare i preventivi a mio parere è la parte più difficile!

Il tuo più grande successo con un cliente?

Da quasi un anno collaboro regolarmente con un importante showroom di Milano dove gravitano diverse realtà e brand anche molto importanti nel ramo della moda, design e food.

Essere la grafica ufficiale e avere la fiducia della titolare dello showroom lo considero un grande successo.

Un consiglio “forte” per chi vuole diventare freelance…

Un bel “SI PUÒ FARE!!!” detto alla Frankestein Junior!

Che percorso consiglieresti ad un aspirante grafico?

Un percorso fatto di gavetta e umiltà perché purtroppo noto che ultimamente sono due elementi che scarseggiano a favore di sarcasmo, cinismo e arroganza.

Questo vale per ogni professione, non solo quella di grafico.

Cosa consiglieresti a chi ti chiede un libro, un corso… un primo passo per imparare a fare quello che fai tu?

Per fare il grafico, dando per scontato che si sappia usare almeno il pacchetto Adobe, consiglierei di seguire corsi di qualità, stando attento alla fuffa che dilaga.

Qui il prezzo non è sempre sinonimo di qualità, anzi!

Che importanza dai al concetto di trovare una nicchia?

Più che una nicchia per me è importante trovare uno stile che poi sia riconoscibile, in automatico si crea anche la nicchia.

Come vedi il futuro del tuo settore? Ci sono prospettive?

La grafica si evolve di continuo, gli scenari fantascientifici di 10 anni fa sono l’avanguardia dei giorni nostri, lo sviluppo non credo avrà mai fine!

Ad una mente giovane infatti consiglio di guardare avanti e osare.

Bene Sara…
Grazie per questa bella chiacchierata!
Un ultimo messaggio all’umanità? 🙂

Divertitevi!

Cercate e pretendete il divertimento in qualunque cosa facciate.

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