Martina Russo Traduttrice Freelance

Diventare Traduttrice Freelance di Successo. Intervista a Martina Russo

Diventare Traduttrice Freelance, specializzarsi nei settori giusti e prosperare con la propria attività. Ne parliamo con Martina Russo.

Ciao Martina
“Ogni lingua è un mondo. Senza traduzione, dovremmo abitare parrocchie confinanti con il silenzio.” George Steiner
Chi sei?

Ciao! Mi chiamo Martina (Russo), ho 28 anni e mastico lingue straniere per passione e per professione praticamente da sempre.

Al momento abito in Liguria, ma sono originaria di Milano (o meglio, un paesino a qualche chilometro di distanza).

Negli ultimi 7 anni ho vissuto tra Germania e Svizzera, Thailandia, Cambogia e Laos, Ecuador e Perù, Bosnia e Croazia, Malta e via dicendo… con l’eccezione di qualche stagione in Val d’Aosta tra una discesa in snowboard e l’altra.

Cosa fai? Di cosa ti occupi?

Ho due attività: la prima, cioè quella principale nonché vera e propria professione, è quella di traduttrice (freelance).

Mi occupo di traduzioni di marketing, pubblicità, comunicazione e traduzione audiovisiva (tutto ciò che funziona su schermo: film, serie TV, web, app e software), nello specifico per marchi e aziende nei settori automotive, sport, outdoor, lifestyle e tecnologia.

Ho circa 50 clienti e nemmeno uno è italiano: lavoro principalmente con aziende svizzere, nordeuropee e nordamericane.

Personalmente traduco da inglese, tedesco e spagnolo verso l’italiano per l’Italia e per la Svizzera (no, non sono lingue identiche!), ma per alcuni clienti mi occupo di più lingue e mercati grazie a un team di colleghi specializzati che traducono lingue diverse e/o complementari alle mie.

L’altra attività è Freelancer At Work, con cui creo adesivi per freelance, imprenditori e nomadi digitali. 🙂

La storia è questa: nel maggio del 2015 ero in Croazia e lavoravo spesso da bar e luoghi pubblici.

Mi ero stufata di chi mi guardava come fossi un’aliena perché passavo 2000 ore di fronte al portatile, perciò mi son fatta stampare un adesivo che diceva “Translator At Work” e l’ho messo sul mio MacBook.

Per farmi due risate ho pubblicato una foto su un gruppo di traduttori su Facebook… subito dopo ho ricevuto centinata di commenti e messaggi di colleghi che volevano sapere dove comprarlo!

Perciò quel weekend ho messo su un negozio online e ho iniziato a distribuirli in praticamente qualsiasi angolo del globo (settimana scorsa mi è arrivato un ordine dal KUWAIT!).

Quest’anno (dopo averlo abbandonato per un paio d’anni per mancanza di tempo ed energie) ho rifatto completamente il sito internet, ho aggiunto circa 40 professioni e svariati design e colori all’offerta… e ora funziona più o meno in automatico (anche se c’è sempre bisogno di fare un gran lavoro di marketing e social).

Come sei diventata una traduttrice freelance?

A 18 anni parto per la Germania, poi torno dopo qualche mese per lavorare in aeroporto per Alitalia.

Nel frattempo la mia cara nonna (che non si è mai rassegnata all’idea che io non continuassi gli studi) spunta con un volantino e mi dice: Guarda, nell’università di fianco a casa mia fanno un corso per traduttori.

Amore a prima vista! E così mi iscrivo alla facoltà di traduzione e interpretariato della IULM / Carlo Bo di Milano.

Studio per gli esami in aeroporto tra un check-in e l’altro e poi corro in università ancora in divisa per le lezioni di pratica di traduzione e interpretariato.

Un giorno arriva un passeggero tedesco al mio banco… e sfodero tutto il mio tedesco, raccontandogli vita, morte e miracoli.

Ed ecco che tira fuori un biglietto da visita e mi dice: “Noi cerchiamo sempre nuovi traduttori”.

Dopo pochi mesi dall’inizio degli studi, inizio la mia carriera di traduttrice freelance.

Qual è stato il tuo percorso? Come ti sei formata?  C’è un percorso “canonico” o piuttosto una moltitudine di percorsi?

Prima liceo di lingue, poi laurea in traduzione e interpretariato e ora master in traduzione audiovisiva.

Ma nella mia formazione non c’è niente di tradizionale: durante gli studi mi trasferisco prima in Germania e poi in Svizzera per trovare un lavoro con una retribuzione decente e riuscire a pagare le rette, quindi in pratica mi laureo a distanza.

È molto dura: do 10 esami in due settimane, gli stessi che i miei compagni di corso affrontano nell’arco di sei mesi.

Nel frattempo gestisco vari lavori (dai ritmi massacranti), continuo a lavorare per quel cliente di traduzioni agganciato in aeroporto e tento di studiare.

Dopodiché non passo l’ultimo esame e vado fuori corso, perciò lascio tutti i miei lavori “fisici” e, dopo una stagione sul lago di Garda in cui – con pochi alti e tanti bassi – comincio a capire cosa significhi lavorare esclusivamente online, parto per il Sud Est Asiatico e poi il Sud America.

Da qui in poi concentro tutte le mie forze sulla mia attività di traduzioni… e inizia la formazione vera e propria, ore, giorni di ricerca…

  • corsi gratuiti e non;
  • video su YouTube;
  • forum;
  • gruppi su Facebook;
  • slide;

Credo che la vera, unica e fondamentale chiave per la propria formazione in qualsiasi campo sia la ricerca e la voglia di imparare.

La vera, unica e fondamentale chiave per la propria formazione in qualsiasi campo sia la ricerca e la voglia di imparare. Una laurea o un titolo formale sono molto utili per vari motivi ma la vera scuola è l’esperienza sul campo.

Una laurea o un titolo formale sono molto utili per vari motivi (ad esempio, nel mio campo mi è utile per avere più credibilità/autorità e necessario per le materie pratiche), ma la vera scuola è l’esperienza sul campo e soprattutto una ricerca incessante.

Nulla vieta a Mario Rossi, che non ha una laurea in traduzione, di formarsi autonomamente online e sui libri, fare esperienza sul campo e diventare un traduttore fuoriclasse.

Ci sono state delle scelte che hai dovuto fare? Delle rinunce? Dei sacrifici?

Quando scelgo di frequentare l’università (privata), so che dovrò fare dei sacrifici per pagare le rette.

A 21 anni devo scegliere tra lo svegliarmi tutte le mattine con l’angoscia perché 3 lavori non mi bastano per pagare le rette e sostenere il costo della vita in Italia, oppure trasferirmi da sola all’estero e rinunciare a tante cose per guadagnare un salario umano.

In Germania è dura per i ritmi di lavoro, ma ho già qualche aggancio per via del primo trasferimento.

Zurigo, invece, non è affatto clemente: fatico a trovare lavoro, non trovo un appartamento, vengo persino derubata delle prime centinaia di franchi guadagnati un’ora prima e non riesco a legare con la gente del posto.

Sono 11 mesi durissimi, quasi deprimenti, ma non mollo finché non ho finito di pagare le rette dell’università.

Mentre i miei coetanei si danno alle feste, allo shopping e agli Erasmus, io sono in qualche fredda città europea a lavorare in bar e ristoranti e poi farmi un’ora in bici sotto la pioggia e sotto la neve. 🙂

Così è la vita e, se ci credi veramente, tutto si incastra alla perfezione per far sì che tu sia dove devi e vuoi essere.

Oggi ci penso e dico: lo rifarei cento volte, perché così è la vita e, se ci credi veramente, tutto si incastra alla perfezione per far sì che tu sia dove devi e vuoi essere.

Da quali fonti arrivano i tuoi clienti? Sito web, social, passaparola…

Molti mi contattano tramite LinkedIn o e-mail, alcuni (i migliori 🙂 ) tramite passaparola.

Il sito – mea culpa – non l’ho mai monitorato e non è particolarmente ottimizzato, perciò sono in fase di redesign e rebranding proprio in questo momento.

E come hai trovato i primi – più preziosi – clienti?

Il primo, come ti ho raccontato prima, tra i banchi del check-in.

Il secondo ha risposto a un annuncio online in cui offrivo traduzioni da e verso le mie lingue di lavoro, ma non avevo davvero idea di come funzionasse questo mondo e ho preso la prima vera batosta: ho accettato di tradurre un manuale finanziario di 400 pagine dall’italiano all’inglese per l’incredibile cifra di 300 €!

Ovviamente, 2-3 mesi di notti insonni e angoscia (e poi tanta ricerca) mi hanno insegnato cosa è bene fare e cosa non lo è.

Da allora ho eliminato quel maledetto annuncio, mi sono iscritta ai vari portali di traduttori e interpreti e ho iniziato a inviare il mio primo, acerbo CV alle agenzie, che piano piano iniziavano a rispondere e a mandarmi lavoro.

Ti è mai capitato di dire di no a un cliente? Come si dice di no a un cliente?

Quotidianamente! Quando mi offrono tariffe o scadenze ridicole o non conformi alle mie, o quando mi chiedono di lavorare dall’italiano a un’altra lingua (ho imparato che si traduce solo verso la propria lingua madre), quando mi sottopongono un testo che non mi compete o se proprio non ho tempo (o anche se non mi va 🙂 )…

Adotto un approccio diverso a seconda di chi ho di fronte.

Spiego le mie motivazioni e declino l’offerta.

Alcune volte però ha più senso indirizzare il cliente a un collega esperto in materia o che può occuparsi della questione.

Come si trovano (o come si scelgono) i clienti giusti?

I miei clienti ideali sono aziende e marchi esteri con sede in determinati Paesi, con un buon budget e disposti a pagare una certa cifra per un servizio professionale, sanno che una buona traduzione è importante quanto un buon design o un buon piano di marketing; generalmente son marchi che operano in determinati settori (ad esempio quello sportivo e automotive) e vogliono espandersi all’estero, quindi hanno bisogno di un supporto linguistico costante.

In sostanza, clienti con cui sia un piacere collaborare, che ti facciano quasi sentire parte del loro marchio e che diano valore al mio lavoro.

Come si trovano? Bisognerebbe scriverci un libro 🙂 ma queste sono alcune “linee guida” per me fondamentali (e implementabili gratuitamente):

  1. tenere sempre gli occhi e le orecchie ben aperte, le opportunità sono ovunque (navighi su un sito e ti accorgi che la traduzione è incomprensibile, oppure non ce l’ha proprio ma ha un grande bacino d’utenza italiano…);
  2. cercare attivamente marchi o aziende i cui valori si allineino con i tuoi (e che abbiano bisogno dei tuoi servizi);
  3. chiedere ai clienti attuali se nella loro rete ci sono altri marchi o aziende che potrebbero beneficiare dei tuoi servizi;
  4. fare networking con i propri colleghi, perché non si sa mai da dove può arrivare la raccomandazione che ti cambierà la vita!
  5. essere presente sui social media (anche se io li odio e faccio molta fatica a gestirli tutti 🙂 ).

Fate networking! Non si sa mai da dove può arrivare la raccomandazione che vi cambierà la vita!

Quanto hai investito inizialmente per realizzare e promuovere Freelance at work?

All’inizio, un bel niente!

Avevo centinaia di preordini di colleghi in fibrillazione pronti per partire, perciò i profitti hanno coperto i costi.

L’investimento vero, in tempo e denaro, arriva dopo: marketing, social media, applicazioni, blog, copywriting, servizio clienti e chi più ne ha più ne metta.

La sfida principale è quella di trovare tempo per far tutto!

Conosci diverse lingue straniere, il mercato italiano e quello internazionale, conosci colleghi e professionisti da tutto il mondo… Quanto diresti che è importante la conoscenza dell’inglese – o di un’altra lingua straniera – anche per chi non fa il tuo lavoro? E come trovi le differenze tra il mercato italiano e quello internazionale?

La conoscenza dell’inglese è fondamentale per chiunque voglia lavorare sul web.

Innanzitutto perché per molte professioni sono richieste competenze linguistiche di un certo tipo (pensa a chi sviluppa software).

In secondo luogo, perché solo se sai l’inglese puoi uscire dal mercato strettamente italiano e affacciarti su quello internazionale, cosa che ha un milione di vantaggi.

E, in terzo luogo, conoscere l’inglese ti consente di avere accesso a un mondo di contenuti, studi, siti web, articoli e corsi di formazione che potrebbero davvero fare la differenza nella tua carriera, e quindi nella tua vita.

Per quanto riguarda le differenze tra mercati, a essere onesta mi sono sempre tenuta alla larga quello italiano.

Le uniche due aziende italiane con cui ho collaborato negli ultimi anni sono anche le uniche due a non aver mai saldato il conto.

Sicuramente sto generalizzando e probabilmente esiste un mercato di altissima fascia che ancora non conosco, ma mi sembra che marchi e aziende italiani non abbiano mai il budget o non siano disposti a spendere una certa cifra per servizi professionali di qualità.

Anche parlare di mercato “internazionale” è un po’ vago. Per gli stessi motivi di cui sopra non ho clienti spagnoli o portoghesi, ma concentro le mie energie (anche grazie al fatto che traduco dal tedesco) su aziende con sede in Nord Europa, Regno Unito, Nord America, e così via.

Hai vissuto momenti difficili e faticosi nel tuo processo di diventare freelance. Come si superano i momenti difficili? Cosa consiglieresti ad un’altra persona che sta vivendo le difficoltà che hai vissuto tu?

Ci sono…

  • quei momenti in cui devi fare grandi sacrifici,
  • poi ci sono quelli in cui le cose non vanno come avevi previsto,
  • quelli in cui ti sembra di essere a uno stallo
  • e quelli difficili da un punto di vista economico.

Allora devi tirare avanti e non mollare, esaminare tutte le soluzioni che hai a disposizione e se non hai inventarne di nuove.

Dai il massimo e poi superalo, finché non ne esci.

Poi ci sono problemi più complicati, come una tragedia in famiglia o anche una separazione da una persona cara.

Negli anni ho imparato che è importante avere un piano B, sapere quando è momento di chiedere aiuto, essere in grado di separare la vita professionale da quella privata il più possibile e non lasciarsi sopraffare dalle emozioni negative.

Ti consiglio di leggere questo pezzo interessante sull’argomento “lavorare come freelance con la depressione*” (che può essere utile per esaminare situazioni difficili in generale, non solo se affetti da depressione).

* in inglese [N.d.R.]

Il tuo più grande errore con un cliente?

Per rimanere in tema: anni fa ho passato mesi molto difficili e, invece di fermarmi e riflettere, ho cercato di svagarmi il più possibile.

Non ero concentrata né motivata, così ho iniziato (senza neanche accorgermene) a consegnare lavori di qualità inferiore a un cliente con cui lavoravo da anni.

Ovviamente, oggi non è più mio cliente. 🙂

Con il senno di poi è andata bene così perché era un cliente che pagava poco, ma avrei potuto uscirne in modo molto più professionale e senza lasciarmi alle spalle lo strascico di un’ottima collaborazione pluriennale*.

* Rispetto molto chi riesce ad ammettere un errore del genere nel rispondere a questa domanda. Pochi tra i miei intervistati sono stati capaci di tale onestà e – a mio avviso – professionalità. [N.d.R.]

Il tuo più grande successo con un cliente?

Due clienti, cioè i miei due clienti ideali/preferiti in assoluto, ogni tanto mi raccontano che prima collaboravano con alcune agenzie low-cost e che i risultati erano sconfortanti.

Ma ora è tutta un’altra storia e lavorare con me è davvero un piacere, i testi sono perfetti e non vedono l’ora di pubblicarli.

Questa per me è la soddisfazione più grande!

Cos’è il successo per te?

Successo significa fare qualcosa di significativo con la mia vita, avere il tempo e la capacità economica di dedicarmi ad attività fuori dal lavoro (ad esempio snowboard, arrampicata, camminare in montagna, mangiare sano), vivere di adrenalina, fare un lavoro che amo e per cui mi sveglio piena di entusiasmo tutte le mattine (o quasi 🙂 ); un lavoro che mi permetta di avere una qualità della vita migliore, di viaggiare e di non essere costretta in un luogo o a orari; in altre parole, che mi permetta di essere LIBERA.

Un consiglio “forte” per chi vuole diventare freelance…

Fai meno domande nei gruppi su Facebook e passa più tempo a fare ricerche, leggere, migliorarti, imparare, e poi mettere in pratica! 🙂

Che percorso consiglieresti ad un aspirante traduttore freelance? Cosa consiglieresti a chi ti chiede un libro, un corso… un primo passo per imparare a fare quello che fai tu?

Posto che tu abbia le basi – una solidissima conoscenza della cultura e della lingua da cui tradurrai e una conoscenza ancora più solida della tua lingua madre – per iniziare a fare il traduttore puoi partire da qua:

  1. Leggi tutto quello che trovi di Marta Stelmaszak – Want Words (specialmente il suo blog e le sue guide su come scrivere un CV), iscriviti alla newsletter di LinguaGreca e iscriviti il corso online gratuito su come lavorare con la traduzione di FutureLearn.
  2. Leggi How to become a successful freelance translator di Corinne McKay e The Entrepreneurial Linguist di Jenner & Jenner.
  3. Segui STL formazione di Sabrina Tursi e iscriviti ai vari gruppi Facebook (I primi passi del traduttore freelance, per esempio).

Altri grandi nomi del mondo della traduzione che devi seguire (idealmente dopo aver coperto le basi con le risorse che ti ho dato poco fa):

  • Tess Whitty (marketing per traduttori),
  • Jenae Spry (marketing + altri argomenti),
  • Luke Spears (libro fantastico sulle vendite per traduttori),
  • Chris Durban (un altro libro must),
  • Jo Rourke (marketing, copywriting, un po’ di tutto).

Segui anche altri grandi del panorama freelance, ad esempio i ragazzi della NuSchool.
Sul mio sito ho creato una sezione in cui aggiungo costantemente libri in tema freelance e business, tutti libri che ho letto o che sto per leggere personalmente e a cui ti consiglio di dare un’occhiata.

In ogni caso, quando inizi…

  • Mettiti subito in testa che non sei “solo” un freelance; sei un marchio, un’azienda, un business.
  • Non accettare prezzi imbarazzanti “perché sei agli inizi” o “non hai esperienza” (le tariffe in questo ambiente sono un po’ un tabù, ma io me ne frego e ti dico di non accettare niente al di sotto di 0.07€ a parola o di 30€ all’ora. Idealmente, dopo un paio d’anni dovresti riuscire a lavorare su 0.10€ e 40-50€ all’ora, poi puoi sempre salire. Sappi che ci sono colleghi che guadagnano 250€ all’ora e anche di più, quindi i limiti li poni tu.)
  • Non accettare prezzi imbarazzanti per riempire il portfolio; trova altre idee: contatta un’azienda e offri di lavorare gratuitamente per un mese (tipo tirocinio) in cambio della possibilità di inserire il lavoro nel portfolio, chiedi a qualche autore che ti piace se puoi tradurre un articolo una tantum, partecipa a servizi di volontariato (Translators Without Borders), ecc.
  • Organizzati bene da subito: usa un software per le fatture (Zoho.com ad esempio è gratuito fino ai primi 25 clienti; LSP.expert è fatto apposta per traduttori), uno per tracciare il tempo e organizzare i progetti (Toggle, RescueTime, ToDoIst sono tutti gratuiti).
  • Sappi che dovrai specializzarti, quindi individua una nicchia / un settore e muoviti in quel senso. Ti lascio un articolo in merito: How to find your niche di Marta Stelmaszak.
  • Formati molto sulla negoziazione e sulla vendita e mostrati sempre sicuro di te (non far vedere che sei insicuro perché sei agli inizi, altrimenti sarai in pasto ai leoni).
  • Sfrutta i social media e le directory di agenzie su siti come Proz.com per cercare agenzie con cui lavorare, ma non inviare lo stesso CV a raffica. Lavora bene sulla lettera di presentazione e scegli le agenzie con cura.
  • In merito al punto di cui sopra e nel caso in cui ricevessi un’offerta da un’agenzia, usa la BlueBoard di Proz.com per scoprire qual è il suo rating.
    Se ha un punteggio inferiore a 4/5, cestina l’email e ricomincia da capo.

Direi che abbiamo coperto le basi 🙂 ti ho anche fornito tutti i link, ora non hai più scuse!

Ti sei specializzata nel settore delle traduzioni audiovisive. Che importanza dai al concetto di trovare una nicchia?

Io lavoro in una nicchia nella nicchia nella nicchia.

Mi spiego: lavoro molto con il mercato svizzero italiano, che di per sé è già una bella nicchia e mi permette di posizionarmi in un certo modo.

Lavoro con le traduzioni di marketing e pubblicità e poi quella del settore audiovisivo, due nicchie a sé stanti; e poi lavoro con aziende del campo della tecnologia, outdoor, sport, iGaming, automotive. Altre sotto-nicchie.

Essere un esperto nel campo in cui ti proponi è essenziale.

Come vedi il futuro del tuo settore? Ci sono prospettive?

Ho paura che la traduzione automatica un giorno mi rimpiazzerà?
Per rispondere a questa domanda, ti lascio il link a un video su TED di Garry Kasparov, il miglior giocatore di scacchi del mondo, battuto da un computer nel 1997.

PS. Sai che puoi tradurre i sottotitoli di TED?

Se vuoi fare pratica, questa è l’opportunità perfetta! 🙂

Bene Martina
Grazie per questa bella ed esaurientissima chiacchierata sul diventare un traduttore freelance!
Un ultimo messaggio all’umanità?

Secondo me il messaggio più importante per l’umanità è che non devi mai arrenderti!

O accontentarti.

Devi spingere e crederci finché ce la fai, che la vita è una e non dobbiamo mai dimenticarcelo.

Perciò bisogna vivere al massimo e dare il tutto per tutto sempre.

Non so se un libro o film diceva che…

“tanto non lasceremo questa terra da vivi”

Perciò… ?

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